Contagi Covid: "Sottostimati, sono tra 2 e 5 volte di più. Non c'è più tracciamento"

Il virologo Giovanni Maga direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia: "Non utilizziamo più i tamponi come screening: abbiamo soprattutto test o di prima diagnosi o di uscita dall'infezione"

Covid, la variante Omicron (Ansa)

Covid, la variante Omicron (Ansa)

"Sappiamo che il numero totale dei casi di Covid in Italia è molto sottostimato perché non riusciamo più a fare tracciamento. Non utilizziamo più i tamponi come screening: abbiamo soprattutto test o di prima diagnosi o di uscita dall'infezione. Possiamo quindi immaginare che i contagi reali siano almeno 2-3 volte, o addirittura come dicono alcuni 5 volte superiori a quelli dichiarati". Questa la riflessione del virologo Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. Per l'esperto interpelleto da Adnkronos - questa sottovalutazione incide ovviamente sulle percentuali di letalità, anche se "a mio avviso non c'è eccesso di conteggio per i decessi", precisa l'esperto.

Ieri erano 64.951 i nuovi casi di Covid in Italia. I tamponi processati erano 438.375 con un tasso di positività che rimane stabile al 14,8%. I decessi erano 149 (le vittime totali dall'inizio dell'epidemia hanno quindi raggiunto quota 161.336). Ancora in calo i ricoveri: le terapie intensive erano 29 in meno, con 35 ingressi del giorno (420 totali) mentre i ricoveri ordinari erano 91 in meno, 10.075 in tutto.

 "Secondo le analisi e gli studi che hanno valutato l'eccesso di mortalità - ha aggiunto Maga - globalmente questa è stata sottovalutata in molti Paesi. Anche in questo caso abbiamo un computo a livello globale fortemente sottostimato. Per i nostri Paesi, quelli europei, ci sono chiare evidenze che l'infezione ha causato un eccesso di mortalità molto rilevante e vanno distinte due categorie di decessi: quelli che possono essere attribuiti al Covid come unica causa di morte e quelli in cui clinicamente è accertato che l'infezione è stata una concausa di morte fondamentale. In altre parole: le patologie preesistenti erano compatibili con la sopravvivenza, ma è arrivato il virus e il paziente è morto. In Italia computiamo entrambe queste categorie e i numeri sono quelli che vediamo".  Insomma, "non ho elementi per fare confronti con gli altri Paesi. Dico solo che certamente i decessi che noi registriamo sono comunque casi per i quali l'infezione ha avuto un ruolo fondamentale, o come unica causa di morte o come evento fondamentale per l'esito infausto in presenza con condizioni di fragilità. Non c'è quindi un eccesso di conteggio", ha aggiunto.