Turbigo, polemica sui corsi di difesa: "Più reati con gli stranieri? Una fesseria"

Il presidente dell'associazione "For my security" rimanda al mittente ogni strumentalizzazione

Un corso di difesa personale

Un corso di difesa personale

Turbigo (Milano), 22 aprile 2018 - Dieci anni di corsi, circa 500 allieve che vi hanno partecipato in diversi Comuni del Castanese e mai una polemica. Fino ad oggi. Quando una delibera di Giunta per attivare i corsi di difesa personale dedicati al pubblico femminile è diventata oggetto di dibattito. L’associazione «For my security» che da una decina d’anni organizza corsi di questo genere sul territorio è incredula. «Dire che la presenza di stranieri e persone a basso reddito sul territorio possa far aumentare episodi anche violenti è una fesseria - tuona il presidente Stefano Marotta -, soprattutto considerato il fatto che l’80% degli episodi di violenza si svolge in ambiente domestico. Non credo proprio che la Giunta di Turbigo possa aver affermato un concetto del genere, credo che si sia trattato soltanto di strumentalizzazioni visto che non abbiamo mai avuto in tutti questi anni alcun problema con nessuna delle Amministrazioni con le quali abbiamo avuto a che fare». «L’attuale contesto sociale turbighese è caratterizzato da pluralità di etnie e da evidenti sperequazioni reddituali che possono generare un degrado comportamentale che, seppure a livello ipotetico, si potrebbe concretizzare in episodi anche violenti» si legge nella delibera di Giunta con la quale il Comune di Turbigo dà il via libera all’organizzazione anche per quest’anno dei corsi di difesa personale dedicati alle donne e tenuti proprio dall’associazione «For my security». «I nostri corsi hanno soltanto scopo sociale e di prevenzione - spiega Marotta -, in nessuna lezione si è mai parlato di stranieri o italiani. Anzi. Per noi l’aggressore è un individuo, non ha colore di pelle nè religione e non è nè uomo nè donna. Adottiamo il protocollo nazionale di Associazone Donna e quando proponiamo i nostri corsi alle Amministrazioni comunali inviamo loro un documento con gli intenti dei nostri corsi. E in nessuno di questi si parla di stranieri, persone a basso reddito o ceti sociali specifici». Intanto in paese non si spengono le polemiche, che non sono ormai soltanto schermaglie meramente politiche fra maggioranza e opposizione: sono tanti i cittadini nei bar, in piazza e nei negozi a confrontarsi su questo tema. «Pensiamo che i nostri siano corsi utili anche dal punto di vista sociale, visto che servono spesso anche a far conoscere e ad aggregare persone che abitano nello stesso Comune e che non sapevano magari neppure di essere vicine di casa - sottolinea il presidente dell’associazione -, mai ci saremmo aspettati di finire al centro di una bufera del genere». E, in effetti, al centro delle polemiche non c’è l’associazione «For my security», ma una delle motivazioni per le quali il sindaco e il suo staff hanno assunto la decisione di dare il via libera ai corsi.