Coronavirus, appello di 82 sindaci: "Fare tamponi a chi ha sintomi e a contatti stretti"

La richiesta alla Regione Lombardia: servono cambio di rotta e sorveglianza attiva, diffusione del virus più ampia di quanto emerge dai dati

Il kit del tampone per il coronavirus (Ansa)

Il kit del tampone per il coronavirus (Ansa)

Milano, 25 marzo 2020 -  Ottantuno sindaci della Città Metropolitana di Milano, civici, di centrosinistra e di centrodestra, ad eccezione di quelli della Lega, hanno firmato un appello rivolto a Regione Lombardia, in cui chiedono un cambio di strategia contro il coronavirus, con l'attivazione della sorveglianza attiva.  Nella lettera, dopo un confronto diretto con i medici di base, "denunciano come l'epidemia sia più diffusa di quello che appare dai dati ufficiali. Il numero di contagiati, che comprende i molti cittadini a casa con sintomi riconducibili al Covid19 - coloro che non ricorrono alle cure ospedaliere e né vengono sottoposti a tampone - è dunque molto più alto".

La situazione delle persone sottoposte a quarantena è "largamente fuori controllo".  Sulla base di queste valutazioni e prendendo a modello esperienze provenienti dall'estero e quella della Regione Veneto, i sindaci chiedono alla Regione Lombardia di iniziare la ''sorveglianza attiva'', una strategia che prevede di fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al Covid19, soprattutto quelle a casa ammalate e, in base al risultato, di sottoporre conseguentemente al test i familiari e tutte le persone con le quali queste sono entrate in contatto.

''Chiediamo a Regione Lombardia di cambiare rotta - scrivono i sindaci della provincia di Milano - di studiare ed attuare con i tecnici delle Aziende sanitarie e gli esperti di epidemiologia una strategia che punti sull'assistenza medica. E di arrivare - si legge nella lettera - alla definizione di un patto per la salute dei lombardi esteso a tutti i soggetti coinvolti che condividono una strategia di azione comune''.  Evidenziando la necessità di sottoporre periodicamente al tampone i medici di base e ancor più di dotarli in giusta quantità di tutti gli strumenti indispensabili per poter eseguire in massima sicurezza l'assistenza al domicilio dei pazienti, i Comuni si rendono disponibili a "individuare e mettere a disposizione, con il supporto di Regione Lombardia, strutture idonee per ospitare le persone che devono trascorrere il periodo di quarantena e non lo possono fare al loro domicilio".