Coronavirus, medici dall’Albania in aiuto degli ospedali di Bergamo e Brescia

Il governatore Attilio Fontana: "La Lombardia vi dice gazie"

I medici albanesi pronti ad aiutare l'ospedale di Brescia (Foto Twitter)

I medici albanesi pronti ad aiutare l'ospedale di Brescia (Foto Twitter)

Milano, 29 marzo 2020 -  Emergenza coronavirus: è atterrato all'aeroporto 'Valerio Catullo' di Verona, riaperto in via straordinaria per l'occasione, il volo con a bordo il team, arrivato ieri a Fiumicino, composto da 10 medici e 20 infermieri provenienti dall'Albania per aiutare gli ospedali di Bergamo e Brescia, tra le zone più colpite dalla pandemia. 

Ad accoglierli il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il vicepresidente, Fabrizio Sala, l'assessore all'Agricoltura, Fabio Rolfi e il sottosegretario Alan Christian Rizzi. Presente anche la consigliera regionale Simona Tironi. "Grazie - ha detto Fontana - per l'aiuto concreto in un momento molto complicato per la Lombardia. Siete la testimonianza dell'amicizia che lega l'Italia all'Albania. Sono certo che potranno contribuire ad alleggerire il lavoro dei nostri eccezionali rappresentanti della sanità che in queste settimane hanno dato una dimostrazione di dedizione, capacità, eccellenza superiore all'immaginabile. Speriamo che la situazione migliori così che presto si possa cominciare a pensare alla ripartenza. Ai nostri cittadini ripeto che non possiamo mollare, perche' diversamente rischieremmo di rientrare nel buio. E noi non possiamo permettercelo".

"Stiamo lavorando ininterrottamente - ha rimarcato il vicepresidente Sala - per offrire la migliore assistenza a chi sta soffrendo per aver contratto il virus, ma anche per incoraggiare il sistema delle micro, piccole e medie imprese a sopravvivere a questo tsunami che ha sconvolto anche la nostra economia. La priorià resta la salute dei cittadini, ma dobbiamo impegnarci ancora di piu' per far sentire la presenza, la grande attenzione e la vicinanza a chi fa impresa - e pur con dimensioni ridotte ha grandissima qualità produttiva - per sostenere chi sta aspettando la fine dell'emergenza per ripartire".

L'assessore bresciano Fabio Rolfi, nel ringraziare il personale arrivato da Tirana ha voluto dare 3 risposte ad alcune polemiche di questi giorni."Anzitutto - ha detto - non è vero che Brescia è discriminata nell'assegnazione del personale: dal 20 febbraio ad oggi, agli Spedali civili, sono state assunte ben 140 persone grazie alle misure e alle risorse della Regione Lombardia. E ancora, dei 10 volontari della Protezione civile nazionale, 6 sono stati destinati a Brescia e, grazie all' impegno e all'amicizia dell'Albania e della Polonia potremo disporre di altri 45 medici. Importantissimi sono stati anche l'intervento di Guido Bertolaso e le capacita' diplomatiche della Regione". Rolfi ha poi ricordato che "I tamponi ai medici di base continueranno a essere fatti e che l'assistenza domiciliare sul territorio e' implementata grazie all'impegno dell'Ats e nel pieno rispetto delle indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità". L'assessore ha quindi spiegato che "Sono 80 i malati lombardi che sono stati trasferiti nelle altre regioni, secondo le decisioni presa dall'Unità di crisi della Protezione civile Nazionale che e' a capo dell'attività di 'cross'". Il sottosegretario Alan Rizzi ha quindi aggiunto che "operazioni di questo genere sono certamente favorite dal rapporto quotidiano che intercorre fra la Regione e i rispettivi consolati. Un rapporto di stima e fiducia reciproca che porta a queste operazioni che hanno del miracoloso".

Edi Rama, premier albanese, nelle scorse ore ha affidato a un video - postato da presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano - l'annuncio della partenza dei trenta tra medici e infermieri albanesi per l'Italia: "È vero che tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere e anche Paesi ricchissimi hanno girato la schiena agli altri ma forse esattamente perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non ci possiamo permettere di non dimostrare all'Italia che gli albanesi e l'Albania non abbandonano mai l'amico in difficoltà. Oggi noi siamo tutti italiani e l'Italia la deve vincere questa guerra è la vincerà anche per noi, per l'Europa e il mondo intero".

"Sono 30 anni che ci aiutate e supportate ed è il minimo che potevamo fare per questa nazione". Lo ha detto un infermiere di Pronto soccorso di 35 anni di Tirana che fa parte della delegazione. "Sono consapevole di quanto sta accadendo negli ospedali bresciani, ma non mi spavento», ha detto l'infermiere che ricorda: "Ho vissuto anche 15 anni a Napoli". "Da quando ho sentito che i numeri dei contagiati continuavano a crescere in Italia mi sono informata in ogni modo per poter aiutare l'Italia e ho risposto all'appello", ha aggiunto una dottoressa: Mia madre nel 2011 è stata operata a "Pisa. Quei medici l'hanno salvata e ora io voglio restituire quanto è stato fatto». Un'altra infermiera ha aggiunto: "Per noi è una possibilitá importante e sono sicura che vinceremo questa battaglia. Mio papà che è medico è stato contagiato da Covid-19 e io voglio aiutare i bresciani".