Coronavirus in Lombardia: 2 morti e 112 positivi in 7 province. La mappa del contagio

Fontana: "Se la situazione degenera misure come a Wuhan"

Posto di blocco a Casalpusterlengo

Posto di blocco a Casalpusterlengo

Milano, 24 febbraio 2020 - Il contatore del coronavirus corre in Lombardia: 112 contagiati confermati ieri alle 17, e un’altra morte, la seconda in regione e la terza in Italia. Angela Denti Tarzia aveva 68 anni ed era ricoverata dal 18 febbraio in Oncologia all’ospedale di Crema, trasferita da Cremona. Il coronavirus l’ha colpita quando era in condizioni molto compromesse, come la 77enne trovata morta in casa a Casalpusterlengo e risultata positiva al Covid-19. Dei 112 positivi lombardi, 53 sono in ospedale e tra loro 17 in terapia intensiva, gli altri sono in isolamento a casa. "La metà dei contagiati supera la malattia senza particolari problemi, il 40% ha bisogno di una terapia", spiegava l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera al bollettino delle 17, che registrava oltre 800 tamponi processati dai quattro laboratori di riferimento lombardi (che viaggiano a un ritmo di 50 analisi ciascuno in mezza giornata). Positivi al virus il 12%, con casi in sette province, di cui almeno 49 nel Lodigiano, 14 nel Cremonese, sei nel Pavese, tre nella Bergamasca, uno in Brianza, uno in Valtellina (un 17 enne appena tornato dal convitto nella zona di Codogno, dove studia in un istituto agrario), e due nel Milanese, cioè il 78 enne ricoverato da una settimana al San Raffaele senza che si sapesse che aveva il coronavirus e un 71 enne formalmente residente a Mediglia (che però vive nell’Alto Lodigiano).

Ma è un quadro in continuo aggiornamento, perché in serata, su una Milano in clima da coprifuoco, s’abbatteva la notizia che è positivo al Covid-19 anche un dermatologo che lavora al Policlinico, il grande ospedale nel cuore della città. L’uomo, cinquantenne e professore universitario, era ricoverato da una settimana all’ospedale Sacco con la polmonite. Al Policlinico stanno ricostruendo i contatti che ha avuto, oggi si valuteranno eventuali misure in raccordo con la Regione. Al San Raffaele le visite ai pazienti sono state limitate, e sospese del tutto nei reparti di Terapia intensiva e Neurochirurgia. Il paziente 78enne "è positivo al coronavirus", ha chiarito l’assessore, dopo che era circolata la notizia di un risultato "non univoco" proveniente, a quanto risulta, dal laboratorio interno all’ospedale privato: "Il sistema pubblico si basa sui controlli dell’Istituto superiore di sanità e dei nostri centri di riferimento".

Gli sforzi delle autorità sanitarie sono concentrati anche nella ricerca del "paziente zero", dato che le analisi dell’Iss non sono riuscite a trovare anticorpi del coronavirus nel sangue del manager rientrato il 21 gennaio dalla Cina che era sospettato d’aver innescato il focolaio nel Basso Lodigiano. "Stiamo seguendo due ipotesi. È importante trovarlo, poi i controlli diventano piu semplici", ha detto il governatore Attilio Fontana. Ma ormai, insiste l’assessore Gallera, "siamo in questa fase", una seconda fase dopo la prima, durata pochissimo, "in cui c’erano pochi casi. Adesso, per la presenza in diverse regioni e per il numero crescente di contagi in Lombardia, bisogna contenere la diffusione del virus". "Non siamo in pandemia", ma c’è un "allarme definito" su una malattia per cui non esiste vaccino, "e a fronte di un’aggressività relativa si trasmette velocemente", hanno chiarito le autorità regionali, motivando così i provvedimenti presi insieme al Governo.

Con una «zona rossa» , i dieci comuni del Basso Lodigiano "blindati" fino a nuovo ordine, e gli abitanti assistiti dall’ospedale di Codogno, considerato il centro del focolaio dal quale si sono sviluppati "tutti o quasi tutti" i casi lombardi. E una "zona gialla" che è il resto della Lombardia, dove per sette giorni rinnovabili di altri sette sono chiuse le scuole di ogni ordine e grado, i musei, i cinema e i teatri, sospese tutte le manifestazioni comprese partite di calcio e funzioni religiose; aperti i negozi, i mezzi e i servizi pubblici con sportellisti dotati di mascherina; aperti solo fino alle 18 i bar, i pub e le discoteche, ma non i ristoranti perché non si riempiono mai troppo. "La filosofia – spiegano dalla Regione – è limitare il più possibile le occasioni in cui molte persone si ritrovano insieme. Una limitazione della libertà di movimento che serve a tutti per contenere" il virus "in modo che il servizio sanitario nazionale riesca a gestirlo. Abbiamo circa 900 posti in terapia intensiva e ne stiamo liberando altri", assicurano le autorità regionali, rinnovando l’appello "a chiamare il 1500 per le informazioni, non il 112", numero unico dell’emergenza "che serve alle persone che hanno i sintomi", e sta andando in tilt per eccesso di chiamate. Ieri il governatore Fontana ha ribadito che "è impensabile isolare Milano", ma "se la situazione dovesse degenerare al punto di non essere nelle condizioni di controllare il contagio si potebbe pensare a iniziative più drastiche e rigorose", come quelle che sono state adottate "a Wuhan".