Coronavirus, 10mila infettati tra Bergamo e Brescia. Ma il picco non è ancora arrivato

A Brescia choc per il decesso di una commessa di 48 anni. A Treviglio medici e infermieri possono benedire i pazienti

Terapia intensiva all’ospedale di Brescia, provincia che conta già 571 decessi

Terapia intensiva all’ospedale di Brescia, provincia che conta già 571 decessi

Brescia, 21 marzo 2020 - A un mese dall’avvio dell’emergenza di Covid-19, i numeri dicono che non siamo ancora arrivati al picco nelle province di Brescia e Bergamo che, insieme, contano 10mila contagiati. Nella provincia orobica, la crescita in 24 ore è stata di ben 509 nuovi positivi, che portano il numero totale dei malati a 5.154. Sono 695 i morti, 88 in più rispetto al giorno precedente. Tra i decessi, altri due medici bergamaschi, Bruna Galavotti, psichiatra decana dell’Associazione donne medico di Bergamo e Piero Lucarelli, anestesista a Bergamo. E, dramma nel dramma, si muore da soli, senza poter vedere i familiari un’ultima volta e senza il conforto di una preghiera.

Per questo all’ospedale di Treviglio il direttore generale Peter Assembergs, in accordo con la Curia di Bergamo, ha istruito gli infermieri e i medici per dare la benedizione a chi la desidera e a chi è in fin di vita. "Molti di loro hanno benedetto i malati che lo desideravano con un piccolo segno sulla testa e una preghiera". I numeri ufficiali delle vittime potrebbero essere solo la punta dell’iceberg, perché molti anziani, come spiegato anche dal primo cittadino Giorgio Gori, "muoiono di polmonite a casa loro o nelle case di riposo, senza che nessuno abbia fatto loro un tampone, né prima né dopo il decesso". Per rafforzare il presidio sul territorio, è stato attivato il servizio Usca, Unità speciali di continuità assistenziale composte da medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che, dotati dei dispositivi di protezione, effettueranno visite a domicilio ai pazienti Covid-19 gravi. Cinque per ora le postazioni, che saranno implementate nei prossimi giorni.

A Brescia la situazione resta altrettanto emergenziale. In 24 ore i contagiati sono arrivati a 4.648, 401 in più, con 571 decessi, 56 in più. Di questi, otto solo in Valcamonica, dove le vittime totali sono 23 e i contagiati 383. Numeri che fanno pensare, visto che la valle bresciana, presa d’assalto dagli amanti delle piste da sci, ha visto moltiplicare i malati nel corso dell’ultima settimana. A Brescia, invece, ha creato grande sconcerto la morte di una donna di soli 48 anni, dipendente nell’IperSimply di via Val Camonica, che è stato chiuso per procedere alla sanificazione. A fronte dell’emergenza, Fondazione Poliambulanza, dove a oggi ci sono 412 pazienti, nell’arco di una settimana attiverà un’ulteriore unità di terapia intensiva di 15 posti letto. Assunti anche i primi 10 infermieri che lavoreranno a Città di Brescia, uno degli ospedali che aprirà nuovi reparti per pazienti coronavirus. Nota positiva è che sono 1.156 i bresciani che sono tornati a casa dopo un ricovero in ospedale per un contagio accertato. Tuttavia, ancora troppi sono gli indisciplinati, che, in barba alla situazione, continuano a concedersi corse e passeggiate. Dopo aver chiuso parchi e tabaccherie, la Loggia ha vietato il transito in Panoramica e Maddalena nel fine settimana. Più virtuoso il comportamento di alcune realtà come Ubi Banca che ha installato in pochi giorni 10mila postazioni di smart working, ridotto orari e turnazioni nelle filiali e ha assicurato la dotazione di kit sanitari e adottato misure di prevenzione.