Coronavirus, Galli: "Focolai attesi, ma ancora estensione non critica"

L'infettivologo del Sacco spegne le polemiche: "Abbiamo più Covid in casa di quello che arriva da fuori"

L'infettivologo Massimo Galli (Dire)

L'infettivologo Massimo Galli (Dire)

Milano, 31 luglio 2002 -  "Dopo le riaperture ci attendevamo qualche focolaio, che è arrivato. Ma la capacità di contenimento ad oggi è stata assai buona: l'estensione dei focolai non è mai stata critica, e questo ci dovrebbe rassicurare per il futuro". Sono queste le parole rassicuranti di Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, intervenuto a Sky Tg24.

Secondo l'infettivologo, però, "dobbiamo tenere le antenne sollevate. Se il virus riuscirà a circolare" sottotraccia per un certo periodo di tempo in una zona particolare, "potremmo essere nei guai e dover chiudere alcune aree, come sta facendo la Spagna". Insomma, "la sorveglianza attiva è fondamentale. Per adesso però siamo ben lontani" da una situazione del genere, ha detto Galli, raccomandando di "evitare comunque di essere in tanti nello stesso luogo. Mi rendo conto che d'estate non è facile". Anche perché "siamo un Paese a cui la socialità piace tantissimo, è un fatto culturale". Ma "questo va ancora evitato; in particolare è sconsigliato agli anziani come me di mettersi in certe situazioni".

Riguardo la proroga dello stato di emergenza, ha detto: "Siamo un Paese in cui la sanità è regionalizzata, in una situazione di qualche difficoltà sarei preoccupato se non si mantenesse la possibilità di una gestione centralizzata di alcune cose chiave". E ha aggiunto: " "Se questo vuol dire 'emergenza', chiamiamola così, ma quando le decisioni sono frammentate, e possono riguardare il presunto interesse di una regione rispetto alle altre, in un Paese civile ed avanzato non si puo' procedere in questo modo". Secondo il virologo, "si deve essere capaci di intervenire con la necessaria attenzione, ma anche con normative uniformi per tutto il Paese". 

Galli ha poi ribadito che "il virus può arrivare da tutte le parti".  E lo ha fatto rispondendo a una domanda sulle dichiarazioni sul virus che in questi giorni arriverebbe dai barconi. "Siamo in un mondo globalizzato - ha spiegato -, le infezioni possono venire da oltre confine dai Paesi Schengen. La grande epidemia Italiana probabilmente si è generata da una sola introduzione che veniva dalla Germania, di un ceppo virale cinese. Può essere stato un cittadino di qualsiasi Paese europeo o del mondo ad aver portato l'infezione. Certo, dobbiamo stare attenti a ciò che arriva da Messico, Stati Uniti, Est europeo, India, Pakistan o Bangladesh, il virus può arrivare di nuovo da tutte le parti. Attenzione però, abbiamo ancora molto più virus in casa, che circola tra gli italiani, di quanto ne sta arrivando da fuori. Quindi è un discorso che ha poco senso, serve essere capaci di stabilire presidi di sorveglianza con un'efficienza tale da metterci al riparo da sorprese". L'infettivologo ha comunque sottolineato: "Non voglio entrare in una vecchia diatriba politica - ha sottolineato - e troverei utile in questo momento che se la politica politicante deve contrapporsi su qualcosa faccia a meno di farlo su un problema che riguarda tutti come questa epidemia. Contrapporsi e litigare su questo non è tanto responsabile".

In merito alla scuola, Galli è incerto: "Su questa cosa dei banchi, considerando come siamo messi con edilizia scolastica in generale, ho le mie perplessità. Mi sembra un tentativo di soluzione generoso ma forse anche inutile e inutilmente costoso, a fronte del fatto che a scuola abbiamo tolto molto tempo fa il medico scolastico e non l'abbiamo sostituito con nient'altro di comparabile".  "Avere un presidio sanitario a scuola - ha spiegato -, dedicato a una serie di programmi e protocolli da applicare, ci metterebbe in una situazione sicuramente di maggior tranquillità e sicurezza rispetto a quello che il dilemma che stiamo vivendo in questi giorni su come andrà a funzionare la riapertura delle scuole".