Coronavirus, aziende lombarde pronte a ripartire. Timori di sindacati e operai

Migliaia di aziende hanno chiesto alle prefetture deroghe per rimettere in moto i propri macchinari

Dipendenti al lavoro con mascherine (foto di repertorio)

Dipendenti al lavoro con mascherine (foto di repertorio)

Milano, 6 aprile 2020 - Le imprese lombarde 'scalpitano' per poter ripartire con la produzione il prima possibile. In attesa delle nuove misure del governo in questo senso, sono migliaia le aziende della Lombardia che hanno chiesto alle prefetture deroghe per rimettere in moto i propri macchinari. Richieste effettuate in accordo o meno con i propri dipendenti, o almeno predisponendo tutte quelle iniziative che potrebbero garantire la sicurezza del personale sul posto di lavoro.

Sul tema, comunque, c'è lo scetticismo dei sindacati, che a loro volta chiedono ai prefetti di vigilare sulle richieste gia' avanzate o in arrivo. A Brescia, secondo i dati forniti dalla Cgil sono già "pervenute per adesso 4.300 richieste di deroga al prefetto, che ne ha analizzate circa 500". Aldilà delle singole richieste, l'Aib (l'Associazione Industriale Bresciana) fa sapere che è stato allestito "un tavolo con la prefettura per definire le modalita' sulla riapertura delle attivita'" e che "non dovrebbe mancare moltissimo" perche' vengano predisposti i provvedimenti del caso e si "definiscano i criteri per riprendere la produzione". Pertanto, sottolineano dall'Aib, la cifra delle 4.300 richieste di apertura in un certo senso "è superata" dal tavolo di confronto deputato a definire "le modalità stesse della ripresa dell'attività".

Da questo punto di vista, si segnala in prospettiva l'iniziativa degli Spedali Civili di Brescia e della Fondazione Poliambulanza che si sono messe a disposizione per trovare un accordo con gli industriali che possa garantire la sicurezza degli operai che torneranno al lavoro: si ipotizza una serie di test per i dipendenti che, nel rispetto della privacy, diano garanzie per la sicurezza dei lavoratori. 

Diverse anche le aziende brianzole in riapertura, segnalate dalla Cgil Lombardia. Alcune - fa sapere la Fiom Cgil di Monza e Brianza - hanno "scritto un Whatsapp ai propri dipendenti chiedendo loro di tornare oggi stesso in azienda perche' era stata richiesta una deroga alla prefettura in quanto attive in settori ritenuti strategici dal Decreto varato dalla presidenza del consiglio, magari inserendosi in una falla stessa del decreto". In attesa che la prefettura valuti caso per caso, "gli operai si stanno adeguando in maniera autonoma, alcuni andando a lavoro, altri mettendosi in ferie, nel timore che non siano garantite le necessarie misura di sicurezza", dice Pietro Occhiuto, della Fiom Cgil di Monza e Brianza.

A Bergamo, la provincia piu' martoriata dall'emergenza coronavirus, sono invece poco meno di 2 mila le richieste arrivate dalle imprese per poter lavorare, di queste 537 sono state già vagliate dalla prefettura. Cifre che allarmano la Cisl, per la quale "un numero così alto di autorizzazioni per il prosieguo delle attività non è giustificato"; probabilmente "non tutte queste imprese hanno attività legate a servizi indispensabili", conclude il sindacato. 

A mettere tutti in guardia, e soprattutto il governo alle prese con la decisione di come rimettere in moto l'economia italiana, ci pensa Emanuele Orsini, presidente di Federlegno Arredo, un comparto particolarmente vitale della Lombardia, la locomotiva del Paese: "Vorrei dire chiaramente a chi sta prendendo ora le decisioni che se il loro timore è fare debito pubblico, cosa che fra le altre cose stanno facendo tutti i Paesi, pensino che se mandano le aziende in default non ci sarà più nessuno che paga i costi dello Stato. Quindi prima falliranno le aziende, ma poi fallirà lo Stato. Pensateci, è nel nostro e vostro interesse", ha cncluso Orsini.