Coronavirus, in migliaia in quarantena: l'assistenza è porta a porta

S caricato sul territorio "un vero esodo" di malati e di bisogni: da Bergamo a Lodi , Brescia, Lecco e Pavia la crisi si sposta a domicilio

Volontari attivi a domicilio

Volontari attivi a domicilio

Bergamo, 1 aprile 2020 - Ci si muove cercando di fare il possibile, con i mezzi a disposizione, consapevoli di essere nel bel mezzo di una crisi che sa di epocale. E così Ats, Comuni e operatori si organizzano in tutta la Lombardia per trasferire a domicilio l’assistenza ai malati dimessi, ma che devono andare in quarantena, o a quelli positivi che in ospedale non ci sono mai andati. A cercare di dare una risposta, provincia per provincia, le unità territoriali create ad hoc come quella “per l’emergenza sociale Covid 19“ operativa da ieri a Bergamo che ha l’obiettivo di aiutare le migliaia di persone che dovranno trascorrere la convalescenza e restare in quarantena per almeno 14 giorni (del resto in provincia in isolamento domiciliare ci sono ben 22.198 persone). Tra i compiti anche la distribuzione di mascherine e guanti, oltre alla consegna dei farmaci e dei pasti a domicilio. "Queste strutture - spiega il direttore generale di Ats Bergamo, Massimo Giupponi - andranno a sostenere lo sforzo dei sindaci: l’obiettivo è attenuare l’impatto sociale di questo esodo sul territorio".

A Brescia , invece, dove sono 3.301 i malati di Covid19 dimessi, a dare una mano è anche la diocesi che ha messo a disposizione il centro Paolo VI che conta un’ottantina di stanze. Nel Lodigiano spetta invece alla cooperativa sociale “Il Mosaico“ garantire assistenza domiciliare e monitoraggio ai malati da Covid-19 grazie a un controllo telefonico e domiciliare dei pazienti dimessi. A Pavia sono tre le “Unità speciali di continuità assistenziale“ per curare a casa pazienti positivi o sospetti positivi. Ats le ha attivate da una decina di giorni nei territorio di Chignolo-Belgioioso, Garlasco e Mortara e Vigevano e paesi limitrofi: le unità sono costituite da sanitari che, su indicazione del medico di base, si recano a domicilio. Ora però si sta lavorando per attivarne altre così da coprire l’interno Pavese. Da ieri, infine, anche a Lecco e Monza sono operative le “Usca“ grazie a 36 medici e tre infermieri: l’obiettivo è ora quello di coprire anche Alto Lario e Valsassina.