Così il 60% della popolazione vaccinata può bloccare la quarta ondata di Covid

Un'analisi di quanto sta avvenendo in Gran Bretagna attesta la quota di copertura vaccinale che può dare una sorta di immunità di gregge

Vaccini Covid

Vaccini Covid

Nonostante i numeri della pandemia in crescita nelle ultime settimane in Italia, la prospettiva a medio termine non appare totalmente negativa e questo grazie alla quota di vaccinazioni raggiunta: «Il 60% di italiani over-12 vaccinati, traguardo appena ottenuto, rappresenta infatti una copertura vaccinale che mette al riparo dal rischio rappresentata dalla variante Delta ed in grado di fermare la quarta ondata di contagi». Ad affermarlo è Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all'Università Cattolica di Roma e curatore del sito COVSTAT sull'andamento pandemico da Covid-19.

Proprio la copertura vaccinale dal 60% in su farà sì, infatti, che la quarta ondata possa «spegnersi spontaneamente per mancanza di un numero sufficiente di soggetti suscettibili all'infezione, come ci sta insegnando l'esperienza della Gran Bretagna». «Possiamo dunque guardare con fiducia al prossimo autunno quando dal 60% odierno - afferma l'esperto - si passerà all'80% di copertura della popolazione ed i suscettibili al virus risulteranno ancor più drasticamente ridotti. Infatti se il 60% non rappresenta ancora l'immunità di gregge, questa si raggiungerà con l'80% della popolazione vaccinabile immunizzata, una quota che, al ritmo di 500mila somministrazioni giornaliere, sarà comunque raggiunta tra 40 giorni circa, nella prima settimana di settembre». Le vaccinazioni vanno dunque a mitigare «le molte preoccupazioni destate dalla variante Delta e dall'ormai evidente inizio di una quarta ondata. Tutti i numeri sono, infatti, ormai in crescita» ma la vaccinazione, afferma, è l'antidoto.

Il tasso di positività, spiega Arbia, «è il primo parametro a segnalare cambiamenti di tendenza e nell'ultimo mese è salito dallo 0,44 % al 2,6%. A seguire sono ripresi a salire il numero di ricoverati con sintomi (da 1.115 a 1.736 in 15 giorni) e i ricoverati in terapia intensiva, i quali sono passati dal minimo di 156 (raggiunto il 15 luglio) al valore di 249. Da ultimo, da 12 giorni, abbiamo purtroppo cominciato ad assistere ad una sia pur lenta crescita anche del numero di decessi, che è passato da 10 il 19 luglio a 20 il 31 luglio (medie settimanali)».

In tale contesto a fare la differenza, rileva, è proprio la copertura vaccinale è su questo «possiamo imparare molto da ciò che sta succedendo nel Regno Unito, dove i numeri mostrano con evidenza la grossa protezione dal virus fornita dai vaccini. In questo paese, infatti, con oltre il 70% di popolazione vaccinata con almeno una dose e il 56% di vaccinati completamente, il parametro Rt è diventato 4-5 volte inferiore rispetto a quello iniziale e l'attuale quarta mini-ondata si sta già spegnendo spontaneamente per mancanza di un numero sufficiente di soggetti suscettibili». In effetti, «il numero degli infetti, che era salito da circa 2.000 l'11 maggio a 50.000 il 16 luglio, da quel momento ha ripreso a calare ed è oggi tornato a 26.000 unità». Infine, conclude Arbia, «confrontando l'ondata invernale con quella attuale osservata sempre nel Regno Unito, a parità di casi giornalieri (26.000) il numero di decessi è oggi pari a 76 mentre il 27 gennaio esso era pari a 1.725, ovvero ben 23 volte superiore a quello attuale».