Contagi Covid al lavoro, il record della Lombardia

Bergamo è la provincia che ha pagato di più su questo fronte, con 56 deceduti. Dalla regione sono arrivate 78.985 denunce, il 23,5% delle 315.055 in tutta Italia

Le misure per evitare contagi

Le misure per evitare contagi

Contagi Covid sul posto di lavoro: in Lombardia si concentra quasi un quarto delle denunce di infortunio all’Inail. Dall’inizio della pandemia al 31 dicembre 2022, dalla regione sono arrivate 78.985 denunce, il 23,5% delle 315.055 in tutta Italia, di cui 210 con esito mortale (il 23,6% rispetto al totale nazionale). Va detto che il 90% dei decessi si è registrato nel 2020, nella fase acuta della prima ondata, il 9% nel 2021, mentre sono stati 2 nel 2022. Bergamo è la provincia che in Lombardia ha pagato di più su questo fronte, con 56 deceduti dopo aver contratto il virus sul posto di lavoro (qui ci furono i focolai della primavera 2020), seguita da Milano con 55 e Brescia con 32.

Quanto alle denunce, invece, è Brescia che negli ultimi 2 mesi del 2022 ha rilevato l’incremento maggiore, +7,1% rispetto ad una media regionale del 3,2%, al quarto posto in Italia dopo La Spezia (+13,5%), Imperia (+8%) e Latina. Nel solo mese di dicembre, fra le prime province per maggior numero di infezioni da Covid-19 di origine professionale figurano Brescia, Milano e Monza Brianza. L’analisi nella regione evidenzia che le denunce pervenute da inizio pandemia afferiscono per il 53,8% al 2020, per il 13,5% al 2021 e per il 32,7% al 2022 (già a marzo 2022 si era superato il numero di contagi dell’intero anno 2021).

Dopo il 2020, caratterizzato dalle ondate di marzo-aprile e di fine anno, il 2021 ha avuto, sia a livello regionale che nazionale, un andamento decrescente con numeri contenuti nei mesi estivi, una ripresa del fenomeno a fine anno e una forte accelerazione a gennaio 2022, seguita da un andamento altalenante. Per quanto riguarda gli ambiti professionali, ben il 70,8% delle denunce riguarda la sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo). Tra i tecnici della salute (38,8% delle denunce), i più colpiti sono gli infermieri (77%), i fisioterapisti (5%) e gli assistenti sanitari (3%), mentre tra i medici (10,4%) la metà è rappresentata da generici, internisti, cardiologi, anestesisti-rianimatori, chirurghi, radiologi e ortopedici. Significativo, invece, che tra i professori di scuola primaria, pre–primaria e professioni assimilate, circa l’80% insegna alla materna e in asili-nido, il resto nelle elementari, ovvero gli ordini di scuola con comunità che, vista l’età dei bambini, hanno avuto il minor ricorso a mascherine e vaccinazioni.

Nel complesso, sono le lavoratrici ad aver presentato il maggior numero di denunce per infortunio sul lavoro da Covid: sulle 73.985 istanze presentate all’Inail, il 72,7% è arrivato da donne, dato che si spiega probabilmente col fatto che l’ambito più colpito, ovvero quello sanitario, ha anche una predominanza di lavoratrici. Guardando alle fasce d’età, il 41,1% di denunce è concentrato tra lavoratori dai 50 ai 64 anni.