Varese e Como, la sfida di Confartigianato: via le tasse per far tornare i frontalieri

La proposta dell'associazione: spetterà al lavoratore decidere o meno se usufruire del beneficio fiscale

La dogana di Chiasso

La dogana di Chiasso

Varese, 14 giugno 2018 - Rendere più pesante la busta paga dei lavoratori che vivono nella fascia di confine per convincerli a non fare i frontalieri in Canton Ticino. Un proposta che sa di sfida quella lanciata da Confartigianato Varese e Como che ieri hanno siglato un accordo di collaborazione tra di loro ed entro fine mese saranno a Roma, per presentare con l’aiuto di parlamentari amici la proposta di detassare l’imponibile dei dipendenti italiani occupati nelle imprese con sede entro venti chilometri dal Canton Ticino.

Secondo la proposta formulata da Confartigianato, spetterà al lavoratore decidere o meno se usufruire del beneficio fiscale che potrà essere erogato per una durata massima di cinque anni, anche non consecutivi. In caso di adesione, il reddito del lavoratore dipendente contribuirebbe alla formazione della base imponibile per il 70% nel primo anno di lavoro per poi passare al 60% nel secondo e arrivare al 50% dal terzo al quinto anno. Una possibilità che sarebbe riservata ai lavoratori che hanno spostato la loro residenza fiscale entro i 20 chilometri dal confine almeno tre mesi prima di formulare la richiesta, con l’eccezione dei soci di cooperative, i lavoratori a domicilio, chi svolge telelavoro, smart working, colf e badanti. Per evitare il mero vantaggio fiscale inoltre il lavoratore dovrebbe impegnarsi a rimanere residente nel Comune ricompreso nella fascia di confine almeno nei tre anni successivi all’assunzione.

«Questo progetto di legge che abbiamo deciso di chiamare “Aree di Confine” nasce per limitare la fuga di lavoratori specializzati in Canton Ticino – spiega Marco Galimberti, presidente di Confartigianato Imprese Como – Oggi siamo nel paradosso che noi formiamo queste persone e poi a trarne vantaggio sono le aziende rossocrociate che spesso sono nostre dirette concorrenti. Vogliamo tutelare il tessuto produttivo locale delle nostre due province che rischia la desertificazione». Le province di Varese e Como contano una popolazione di un milione e 500mila abitanti e oltre 118mila imprese.

«Stiamo parlando di due tra i territori a più alta produttività del Paese – sottolinea Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – con un Pil pro capite stimato in 25mila euro l’anno. Entrambe le nostre realtà sono fortemente proiettate verso la Svizzera: Varese conta 68 Comuni nella fascia entro i 20 chilometri e altri 40 in quella entro i dieci, Como ne conta 70 entro i venti e 44 entro i dieci. La forza di questo progetto, che è stato condiviso con le comunità locali, è la garanzia di un aumento in busta paga a beneficio dei dipendenti senza tradursi in sostegno alle imprese con incentivi diretti». Un lavoratore che percepisce un reddito di 30mila euro lordi risparmierebbe, solo grazie all’Irpef pagata in meno, 2.650 euro che finirebbero direttamente in busta paga. «Settemila frontalieri che tornano a lavorare in Italia generano un reddito di almeno 28 milioni di euro – conclude Galli – nell’arco di pochi anni grazie a un aumento del gettito legato all’aumento dei posti di lavoro questa riforma si manterrebbe da sola».