Referendum eutanasia legale: consegnate in Cassazione 1,2 milioni di firme

Se Cassazione e Corte Costituzionale daranno il via libera, si voterà tra il 15 aprile e il 15 giugno del 2022

Filomena Gallo, Mina Welby e Marco Cappato durante il deposito delle firme

Filomena Gallo, Mina Welby e Marco Cappato durante il deposito delle firme

Roma - Sono state depositate poco fa in Cassazione le firme raccolte nei mesi scorsi per chiedere un referendum sull'Eutanasia legale. Le sottoscrizini sono arrivare alla cifra record di oltre un milione e duecentimila. I documenti sono stati depositati da Marco Cappato dell'associazione Luca Coscioni e dai coordinatori del comitato. Insieme a lui anche Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antonioni, Dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio del 2017 e Mina Welby vedova di Piergiorgio.

Per la prima volta la firma digitale

Il comitato dei promotori spiega che delle oltre 1,2 milioni firme, raccolte da più di 13.000 volontari in 6.000 tavoli di raccolta in oltre 1.000 comuni, quasi 400mila sono state online. Per la prima volta è stata utilizzata anche la firma digitale. "Rappresenta un'innovazione a servizio di partecipazione e democrazia. È digitale un terzo delle firme raccolte per il referendum per l'eutanasia. Non credo ci sia da avere paure al riguardo", ha aggiunto Marco Cappato davanti al Palazzaccio. Per Mina Welby "nessuno dei cittadini vuole morire, anche chi è in gravi condizioni. Ma io credo che quando la sofferenza è talmente grande e terribile ognuno abbia il diritto di dire basta. Non è sempre necessaria l'eutanasia e questo lo voglio dire al Vaticano: a mio marito non è stato fatto il funerale nonostante non fosse eutanasia la sua morte. Era semplicemente l'interruzione della sua ventilazione artificiale che divenuta per lui insopportabile".  

I prossimi passi 

Il quesito referendario propone l'abrogazione parziale dell'articolo 579 del codice penale che punisce l'omicidio del consenziente. Le firme raccolte dovranno ora essere vagliate dall'ufficio centrale per i referendum della Cassazione che ne deve verificare la validità. Se ci sarà l'ok della Corte, la parola passerà alla Consulta, alla quale spetta invece l'esame relativo all'ammissibilità del quesito. Se anche dai giudici costituzionali ci sarà il via libera, i cittadini saranno chiamati alle urne per il voto in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno del prossimo anno, come prevede la legge sui referendum. 

La contestazione

Ma in piazza Cavour a Roma, davanti alla Cassazione, non c'erano solo i promotori e i sistenitori del referendum. Si è presentato anche Mario Adinolfi, fondatore del Popolo dalla Famiglia, a protestare contro il deposito delle firme per il referendum. Adinolfi si è avvicinato a Marco Cappato e agli altri promotori ha urlato: "State imbrogliando. State imponendo un diktat per cui dovremmo essere tutti contenti di essere liberi di suicidarsi. La corte Costituzionale non potrà mai dare il via libera a questo referendum.  Eutanasia non potrà mai essere fatta per referendum ma solo per legge". Parole a cui Cappato ha risposto: "Quella di Adinolfi è una iniziativa di parassitismo mediatico. Apprezziamo il fatto che si sia riuscito a svegliarsi in tempo per venire qui". I referendari hanno scandito poi il coro: "Libertà, libertà".