Case popolari, in Lombardia via il limite dei 10 anni per rivendere

Lo prevede la legge regionale sulla semplificazione. Il M5S: rischio speculazioni

Aler (Newpress)

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Milano, 19 aprile 2019 - La legge regionale sulla semplificazione tocca anche le case popolari. E lo fa cancellando la norma che vieta a chi acquista un alloggio pubblico di rimetterlo in vendita prima che siano trascorsi 10 anni dall’acquisto. Tale divieto è rimosso per gli appartamenti liberi che si trovino in una delle situazioni seguenti: quelli collocati in condomini nei quali «la proprietà pubblica è minoritaria», quelli collocati «in aree o in immobili di pregio la cui vendita risulti economicamente vantaggiosa ai fini della riqualificazione e dell’incremento del patrimonio di edilizia pubblica», quelli «non assegnabili perché compresi in edifici per i quali l’adeguamento agli standard essenziali di abitabilità» sarebbe troppo oneroso, ma anche gli alloggi «non assegnabili perché in stato di grave degrado» o «ubicati in aree che comportino significative difficoltà di accesso ai servizi scolastici, sociosanitari, di trasporto pubblico e agli esercizi commerciali». Le ultime due casistiche sembrano riferirsi a quartieri di frontiera come via Bolla, per il quale nel recente passato è già stata ipotizzata la vendita a privati, o quello di via Gola che, sebbene non sia né periferico né malservito, è in condizioni critiche. Due quartieri che Aler, nel suo Bilancio, definisce come fuori controllo. Che la semplificazione serva per accelerarne l’alienazione?

Nicola Di Marco, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, evidenzia un altro aspetto: «Il vincolo che la Giunta vuole rimuovere era teso ad impedire speculazioni sul patrimonio di edilizia pubblica. Questa modifica è sbagliata per due motivi: perché le case sfitte devono essere assegnate ai cittadini che non possono permettersi né di acquistarle né di prenderle in affitto sul mercato privato e perché facilita la vendita di immobili che, invece, dovrebbero restare di patrimonio pubblico rendendoli, senza quel vincoli, più appetibili per il mercato e più esposti al rischio speculazione». Davide Caparini, assessore regionale a Bilancio e Semplificazione, si rifà al testo del provvedimento: «Il vincolo è stato tolto sugli alloggi liberi, non su quelli assegnati. Si sono esclusi gli alloggi liberi perché non sussistono ragioni che giustifichino la limitazione del diritto di proprietà per l’acquirente che – si sottolinea – acquista a prezzi di mercato, attraverso un’asta pubblica e senza le agevolazioni previste in caso di acquisto di alloggi assegnati». Nella legge del 2009 le vendite non avevano restrizioni temporali in caso di acquisto a prezzi di mercato e il vincolo di inalienabilità era previsto solo per le vendite di alloggi assegnati all’assegnatario dello stesso alloggio, ad assegnatari di altro alloggio in caso di rinuncia del primo e agli assegnatari nell’area della decadenza o sotto sfratto. Nel 2016 si scelse di estendere il vincolo. Ora la legge che approderà in Consiglio regionale il 28 maggio riporta alla situazione pre-2016: «L’intento antispeculativo c’è e ci sarà anche in futuro per il riscatto di alloggi da parte degli assegnatari» dice Caparini.