Carla Fracci, le sue frasi più famose

La celebre ballerina, scomparsa all'età di 85 anni, lascia in eredità anche numerosi frasi ed aforismi pronunciati in diverse occasioni

Carla Fracci

Carla Fracci

Carla Fracci era un simbolo di elegenza e garbo. Mai una parola fuori posto, mai protagonista del gossip o delle cronache rosa, sempre e solo ambasciatrice della sua arte, la danza. L'etoile era un'attenta osservatrice del mondo ed dotata di molta auto rionia e sagacia. Ecco alcune sue frasi, pronunciate in diverse occasioni, che aiutano a comprendere la sua grandezza e intelligenza:

"Mi considero fortunata per la carriera che ho avuto. E' stato difficile resistere, lottare, affrontare i momenti bui, andare oltre. E' stato fondamentale Beppe, che non mi è mai venuto meno perché non è stato soltanto il marito ma il compagno, l'intellettuale, il regista, l'ideatore di centinaia di occasioni e di creazioni indimenticabili".

"Il mio non fu proprio un bell'esordio. Fui quasi scartata. A distanza di anni di lavoro, di danza appunto, sono sicura che ci debba essere qualcosa di innato che conduca a fare la ballerina".

"La danza è una carriera misteriosa, che rappresenta un mondo imprevedibile ed imprendibile. Le qualità necessarie sono tante. Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla grande vocazione, la tenacia, la determinazione, la disciplina, la costanza".

"Un paese senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è un paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede in paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto libero".

"Rudolf Nureyev è stato un grande ballerino e coreografo e anche una persona molto difficile. Poteva anche essere terribile non a caso più volte, in scena, è stato scorretto con chi danzava con lui. Per me ha avuto sempre un grande rispetto, in scena sentiva la mia collaborazione, mi ha sempre riconosciuto una forza".

"Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d'élite, relegato alle scatole d'oro dei teatri d'opera. E anche quand'ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Nureyev mi sgridava: chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio... Ma a me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato".