Rapporto Caritas: il boom dei nuovi poveri nell'anno della pandemia

Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come gli italiani (57,8%). ma quasi una persona su quattro (24,4%) era sconosciuta

Volontari caritas in un emporio di distribuzione viveri agli indigenti

Volontari caritas in un emporio di distribuzione viveri agli indigenti

Boom di nuove povertà in Italia, in seguito alla pandemia. Lo attesta il nuovo rapporto Caritas.  Nei 211 giorni che vanno dal 1 settembre 2020 al 31 marzo 2021, le Caritas hanno accompagnato 544.775 persone in difficoltà nel nostro Paese. Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come gli italiani (57,8%). ma quasi una persona su quattro (24,4%) viene definita un “nuovo povero”, cioè non si era mai rivolta in precedenza alla rete Caritas. Si tratta di 132.717 persone. In questo caso l`incidenza degli italiani è ancora maggiore: il 60,4% dei nuovi poveri. Uomini e donne sono in eguale numero. Dal maggio 2020 ad oggi, in oltre un anno di pandemia, si sono rivolti alle Caritas 453.731 nuovi poveri. 

Quasi tutte le Caritas diocesane interpellate evidenziano che, accanto a situazioni legate ai bisogni fondamentali della persona (il lavoro, la casa...), compaiono bisogni inerenti alla sfera formativa e al disagio psico-sociale, che colpiscono soprattutto le donne e i giovani: difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione femminile (93,2% delle Caritas); difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione giovanile (92,1%); persone o famiglie con difficoltà abitative (84,2%); povertà educativa (abbandono, ritardo scolastico, difficoltà a seguire le lezioni, ecc.) (80,5%); disagio psico-sociale dei giovani (80,5%).

Anche altri fenomeni sono segnalati dalla Caritas in aumento: il disagio psico-sociale degli anziani e delle donne (entrambi indicati dal 77,4% delle Caritas), la povertà minorile (66,3%), la rinuncia/rinvio dell`assistenza sanitaria ordinaria, non legata al Covid (66,8%), le violenze domestiche (51,1%). Le persone più frequentemente aiutate dalla Caritas sono state soprattutto: persone con impiego irregolare fermo a causa del Covid19 (61,1%); lavoratori precari o intermittenti che non hanno potuto godere di ammortizzatori sociali (50%); lavoratori autonomi/stagionali, in attesa delle misure di sostegno (40,5%); lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga (35,8%).

Gli ambiti e i settori economici che hanno risentito maggiormente della crisi economica correlata al Covid sono stati, rileva ancora la realtà caritativa della Chiesa italiana, soprattutto quelli della ristorazione, segnalati dal 94% delle Caritas diocesane, seguiti dal settore turistico-alberghiero (77,4%). La maggioranza assoluta delle diocesi segnala anche la difficoltà degli esercizi commerciali (64,2%) e delle attività culturali, artistiche e dello spettacolo (53,2%).

 Sul fronte delle risposte, accanto ai servizi relativi ad aiuti materiali, vanno segnalate attività di tipo formativo e orientativo. 149 diocesi (78,4%) hanno attivato dei Fondi specifici di sostegno economico alle famiglie in difficoltà. 140 diocesi (73,7%) hanno svolto attività di orientamento e informazione sulle misure assistenziali promosse da amministrazioni centrali/territoriali (reddito di emergenza e di cittadinanza, bonus autonomi, bonus affitti, buoni spesa e bonus alimentari, cassa integrazione, vari benefit regionali, ecc.).Sono state, invece, 116 le diocesi (61,1%) che hanno attivato interventi specifici sul fronte del lavoro. Si tratta soprattutto di erogazione di borse lavoro, tirocini di inserimento lavorativo, tirocini formativi, percorsi formativi e di riqualificazione, convenzioni con aziende o soggetti terzi per inserimenti lavorativi, sportelli lavoro e di orientamento lavorativo.

Sempre 116 sono state, invece, le diocesi (61,1%) che hanno attivato interventi nell`ambito educativo: distribuzione di tablet, pc, connessioni, device per famiglie meno abbienti, distribuzione tablet o pc alle scuole; acquisto libri e materiale scolastico; pagamento rette scolasticheo di asili; pagamento mensa scolastica; sostegno educativo a distanza; aiuto compiti e aiuto per la didattica a distanza e dopo scuola online. Anche distribuzione di borse di studio per l’iscrizione università o per sostenere la frequenza delle scuole superiori; abbonamenti ai mezzi pubblici per gli studenti; progetti contro l’abbandono scolastico; sportelli di supporto psicologico. Infine sono state in tutto 61 le diocesi (32,1%) che hanno attivato dei Fondi diocesani di sostegno economico alle piccole imprese.