Rincari? Non solo luce e gas. Il caffè è più amaro, la tazzina al banco sale a 1,50 euro

Il costo in un anno della materia prima su dell'81%. Lo denuncia Assoutenti, con rincari a macchia di leopardo per i listini di caffè, cappuccino e cornetti nei bar

Rincari in arrivo

Rincari in arrivo

Non solo luce e gas, gli aumenti cominciano fin dalla prima azione giornaliera dopo il risveglio. Scoppia in Italia il «caro-colazione». Lo denuncia Assoutenti, che segnala rincari a macchia di leopardo per i listini di caffè, cappuccino e cornetti nei bar. Eravate abituati al caffé al banco a un euro, al massimo 1,20? Bene, dal caffé all'amaro è un attimo. L’associazione segnala che le quotazioni del caffè sono cresciute dell’81% nel 2021, quelle del latte del 60%, quelle di zucchero e cacao del 30%. Maggiori costi in capo agli esercenti che, inevitabilmente, vengono scaricati sui consumatori finali, e stanno dando vita al fenomeno del «caro-colazione» in tutta Italia. A questo si aggiungono gli annunciati aumenti delle bollette per luce e gas. Così il caffè in alcuni casi arriva a 1,50 euro la tazzina con un rincaro del 37,6%.

«L'inflazione galoppante rischia di vanificare le misure e i ristori messi in campo con la legge di Bilancio», commenta la deputata di Coraggio Italia, Daniela Ruffino. «Misure - aggiung e- vanificate dai rincari che colpiranno le famiglie e che interesseranno anche beni di prima necessità come la pasta o il  caffé presenti sugli scaffali del supermercato». Per Ruffino «quest'ondata globale di rincaro dei prezzi sta diventando per l'economia un virus tanto ostile quanto quello del Covid per i cittadini. Una bomba che il Governo deve disinnescare al più presto, prima che i suoi effetti si ripercuotano sul Paese e sulla vita dei cittadini. Agire tardi significherebbe mettere in pericolo la crescita e vanificare le opportunità messe in campo con il Pnrr».

In merito alle tariffe dell'energia elettrica, ad aver aumentato lo storico differenziale tra piccole e grandi imprese ha contribuito l'entrata in vigore, dal primo gennaio 2018, della riforma degli energivori. L'effetto prodotto da questa novità legislativa, che prevede un costo agevolato dell'energia elettrica per le grandi industrie, di fatto ha azzerato a queste ultime la voce Oneri e Imposte, ridistribuendola a carico di tutte le altre categorie di imprese escluse dalle agevolazioni. E` anche vero, sottolinea la Cgia, che a seguito delle misure messe in campo dal Governo Draghi nella seconda parte del 2021, questo gap si è leggermente ridotto. 

Per quanto concerne il gas, invece, il divario tariffario è riconducibile al fatto che tutte le grandi imprese ricevono dai fornitori delle offerte personalizzate con un prezzo stabilito su misura e sulla base delle proprie necessità. Pertanto, in sede di trattativa, il peso dei consumi è determinante per strappare al fornitore una tariffa molto vantaggiosa. Possibilità che, ovviamente, alle piccole imprese è preclusa. Va altresì ricordato che nel mercato libero le offerte di prezzo possono interessare solo la componente energia; le altre voci di spesa - come le spese di trasporto, gli oneri di sistema, la gestione del contatore - sono stabilite periodicamente dall'Autorità per l'Energia e sono uguali per tutti i fornitori.