Milano, 20 aprile 2022 - Questi anni di pandemia sono stati duri per tutti ma soprattutto per chi li ha passati in prima linea sul fronte medico-sanitario. E' quanto emerge dall'indagine condotta dall'Università degli Studi di Milano-Bicocca per Anaao-Assomed Lombardia. Il 71,6% dei medici interpellati sospetta di aver sofferto di burnout, mentre il 59,5% teme di poterne soffrire in futuro. Ma cosa è il burnout? Una sindrome che comporta il rapido esaurimento emotivo e fisico ed erosione dell'impegno nel lavoro, risultato dello stress cronico nelle persone che si occupano degli altri esseri umani, in particolare se questi hanno problemi o stanno soffrendo.
Un fenomeno, quello del burnout - recentemente riconosciuto dall'Oms come una sindrome in grado di influenzare lo stato di salute - che nei medici lombardi, una tra le categorie occupazionali maggiormente soggette a stress lavorativi cronici, è stato rilevato in misura significativa. A risentirne non è solamente lo stato di salute dei soggetti coinvolti nella ricerca ma anche le prestazioni lavorative.
L'indagine eseguita tra novembre 2021 e marzo 2022, si propone di stimare la prevalenza di sintomi riconducibili al fenomeno del burnout; di indagarne le possibili connessioni con variabili demografiche e occupazionali; di valutare l'impatto della pandemia sulla sintomatologia presente nei medici, il tutto per rafforzare le strategie a tutela della salute psicofisica del personale.
Lo studio, svolto tramite un questionario online compilato da 958 medici lombardi, mostra come il 71,6% dei camici bianchi sospetta di aver sofferto di burnout, mentre il 59,5% teme di poterne soffrire in futuro. Il rilievo psicometrico illustra inoltre come la prevalenza effettiva di una sintomatologia di rilievo clinico riconducibile al burnout sia pari a 18,5%, mentre quella riconducibile a disturbi dello spettro ansioso e depressivo è pari a 31,9% e 38,7%.
A soffrire maggiormente di burnout sono le donne, unito ad ansia, depressione e a una percezione bassa di autoefficacia, elemento condiviso con gli specializzandi. Una maggior anzianità di servizio invece risulta essere un fattore protettivo con livelli più bassi di burnout, ansia e depressione.
Non da ultimo, l'87,4% dei medici lombardi dichiara come la pandemia e l'avvento della quarta ondata pandemica abbia avuto effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo, nonostante il servizio in area Covid-19 non sia un fattore di per se' associabile a maggiori livelli di burnout, ansia o depressione. Ad impattare maggiormente sono invece le variabili soggettive percepite, quali la vicinanza di cari o colleghi aventi avuto gravi complicazioni legate all'infezione. (
"Lo studio fornisce informazioni utili alla pianificazione di interventi preventivi e gestionali finalizzati alla tutela della salute psicologica dei medici. Emerge inoltre una forte corrispondenza tra ciò che rilevano gli strumenti psicometrici oggettivi e il vissuto soggettivo dei medici che hanno preso parte alla ricerca" sottolinea Edoardo Nicolò Aiello, psicologo, e dottorando in Neuroscienze all'Università di Milano-Bicocca. "Quasi il 20% dei medici lombardi - dichiara Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao-Assomed Lombardia - accusa sintomi riconducibili al burnout, mentre più del 30% ansia e depressione di significato clinico. E' un dato allarmante. Lo stress lavorativo cronico, o sindrome del burnout, insorge - spiega - quando le richieste del lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle, intaccando la salute psicofisica dell'individuo. I medici sono i professionisti maggiormente a rischio di burnout, specialmente il sesso femminile. A peggiorare le condizioni lavorative, oltre alla carenza di risorse e ai ritmi lavorativi isterici in cui siamo costretti, è stata la pandemia: l'87,4% dei medici lombardi dichiara come la pandemia abbia avuto effetti di media o grave entita' sul proprio benessere lavorativo".