Bper Banca, muro anti crisi. "E avanti con Intesa"

L’ad Vandelli: impegnati a sostenere la ripresa. "Banca solida, entro inizio luglio cederemo 1,2 miliardi di sofferenze con garanzie Gags"

L’amministratore delegato di Bper Banca, Alessandro Vandelli

L’amministratore delegato di Bper Banca, Alessandro Vandelli

Oggi dalle 17.30, sul sito www.ilgiorno.it e sulla pagina Facebook della testata, la tavola rotonda online ‘Banche e imprese nell’economia reale: le strategie per superare le nuove sfide’, organizzata da Il Giorno, QN Economia & Lavoro e Bper Banca. Intervergono Alessandro Vandelli (Bper Banca), Marco Nespolo (Fedrigoni), Marco Grillo (Abitare In), Vittorio Moretti (Terra Moretti), Davide Scarpazza (Bending Spoons), Ruggero Andrea Pozzi (Gruppo Pozzi). Modera Sandro Neri, direttore de Il Giorno. GUARDA QUI LA DIRETTA

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Milano, 9 giugno 2020 - Si riprenderà l’economia italiana? Nessuno ha la sfera magica e Alessandro Vandelli, ad di Bper Banca, tiene i piedi ben piantati in terra. «Oggi l’unica parola che si può usare è incertezza», risponde alla domanda.

Quindi non si possono fare previsioni per ora? «L’impatto del lockdown è stato devastante e stimare come sarà la ripresa è oggettivamente complesso».

Eppure dall’osservatorio della banca qualcosa si può intuire? «Osservando la clientela posso dire che la reazione alla crisi è forte, orientata alla ricerca della liquidità per poter affrontare la prima fase della ripresa. Le imprese si sono rimesse in moto, ma c’è molta strada da fare».

Ci sono reazioni diverse a seconda delle dimensioni delle imprese e dei settori? «Viviamo in un Paese a imprenditorialità diffusa: è un aspetto positivo che credo consentirà a ciascuna azienda di trovare un proprio percorso di ripresa. Detto questo, molto dipenderà anche dalla situazione degli altri paesi, visto che il nostro sistema produttivo è fortemente orientato all’export». 

Su quali aspetti si è più impegnata Bper? «In due ambiti soprattutto: le moratorie e i primi interventi di sostegno fino a 25mila euro. Bper ha gestito 100mila richieste di moratoria: sono mutui per 10 miliardi, un terzo di privati e il resto delle imprese. Abbiamo dato una risposta immediata cercando anche di intercettare le esigenze».

E sulla liquidità? «Abbiamo superato 45mila domande di prestiti sotto i 25mila euro e ci accingiamo a raggiungere un valore di circa un miliardo. Contiamo di arrivare proprio in questi giorni all’erogazione per l’80% delle richieste».

Chi ha bussato alla porta? «Tutti i settori. Alcuni più di altri come quello turistico per cui abbiamo attivato subito interventi di moratoria e di sostegno della liquidità. Siamo anche intervenuti per usare garanzie Ismea nell’agricoltura». 

Bper ha raggiunto un accordo per rilevare 400-500 sportelli nel caso in cui si perfezioni l’Ops di Intesa San Paolo su Ubi. Ma dopo l’intervento dell’Antitrust i tempi sembrano allungarsi. «Il nostro intervento è previsto a valle di un’operazione gestita da Intesa, di cui siamo spettatori. Il processo è in corso e prevede la disamina da parte di varie Authority, di cui bisogna attendere l’esito. Intanto rilevo che è arrivata l’autorizzazione di Bce all’operazione di Intesa: un passaggio importante. La nostra pianificazione originale prevedeva un aumento di capitale a settembre per chiudere il processo alla fine del 2020. Nelle prossime settimane si potranno capire meglio le tempistiche».

Lei dunque resta convinto? «Confermo pienamente la valenza strategica di un’operazione che può consentirci di crescere in aree strategiche del Paese nel modo più efficiente, cioè acquisendo rete e clientela senza sopportare il costo di ristrutturazioni. È un’opportunità unica e irripetibile: tra l’altro potremo riequilibrare la nostra presenza in Lombardia, che è fondamentale per noi, con una rete molto diffusa di sportelli che ci permetterà di essere vicini alle comunità e al loro servizio, come è nella tradizione delle banche popolari».

Dovrete cambiare il piano industriale? «Servirà una revisione degli obiettivi del 2020. Ma avendo approvato il piano nel 2019 abbiamo avuto un anno e due mesi per realizzare gran parte delle azioni pianificate e altre si finalizzeranno nei prossimi mesi».

Quali? «Entro fine giugno, inizio luglio, cederemo 1,2 miliardi di sofferenze con una cartolarizzazione Gacs. È un ulteriore step nel processo di derisking. In due anni avremo così ceduto 5 miliardi di sofferenze scendendo sotto il 10% di crediti deteriorati rispetto al totale«.

Ma l’aumento di capitale resta confermato? «Il meccanismo del prezzo da pagare per rilevare il ramo d’azienda da Intesa è stato rinegoziato: ora è ancorato agli andamenti delle banche sul mercato. Questo ci consente di pagare meno se il mercato è depresso per effetto della situazione economica. L’aumento di capitale, già deliberato dalla nostra assemblea dei soci, è fino a un miliardo, ma nelle condizioni di oggi potrebbero bastare 500/600 milioni».