Il giornalista che ha salvato Nicola: "Ho sentito la vocina e mi sono lanciato"

Il racconto di Giuseppe Di Tommaso, l'inviato de La Vita in Diretta che per primo è sceso nella scarpata dove è stato trovato il bimbo di 21 mesi

Da sinistra, Giuseppe Di Tommaso e il piccolo Nicola appena salvato

Da sinistra, Giuseppe Di Tommaso e il piccolo Nicola appena salvato

Palazzuolo sul Senio (Firenze) - Ci sono giorni che cambiano la vita delle persone. Oggi è uno di quelli per Giuseppe Di Tommaso, giornalista inviato de La Vita in Diretta che questa mattina ha ritrovato il piccolo Nicola di 21 mesi, scomparso nella notte tra lunedì e martedì dalla sua abitazione, un casolare isolato in mezzo ai boschi dell'Appennino tosco-romagnolo. Una serie di fortunate coincidenze, quei casi della vita che segnano il confine tra un lieto fine e una tragedia, ha permesso di riportare Nicola, sano e salvo, tra le braccia dei suoi genitori. 

Di Tommaso, ci racconta cos'è successo? "Dovevo fare un servizio per La Vita in Diretta per la trasmissione di oggi pomeriggio, così stamattina alle 5 ho preso il treno da Roma e poi, in auto con la mia squadra, stavamo andando verso la casa dei genitori di Nicola. A un certo punto mi sono sentito male, ho avuto un attacco di panico, non mi era mai successo. Non riuscivo a respirare e sono sceso dalla macchina per proseguire a piedi, da solo nel bosco. Il vero caso fortunato è stato questo".

Perché? "Perché proprio mentre percorrevo la strada sterrata che porta al casolare, a circa un chilometro e mezzo, ho sentito un lamento lontano provenire dalla scarpata, profonda 300, 400 metri. Quella strada era stata percorsa diverse volte dai soccorritori ma mai a piedi".

Cos'ha pensato quando ha sentito quel lamento? "Non essendo stato bene ero un po' suggestionato, ma ho iniziato a chiamare il nome di Nicola. Come risposta ho sentito urlare, piangendo, "mamma, mamma...", ho capito che era lui. Gli ho chiesto se stesse bene ma lui ripeteva "mamma" e ho iniziato a farlo anche io, per farlo continuare a parlare mentre mi lanciavo nella scarpata per cercare di raggiungerlo. Purtroppo c'erano rovi, boscaglia, non ce l'ho fatta".

Ma in quel momento stava passando un'auto dei carabinieri... "Sì, ho sentito il rumore di una macchina, sono tornato su, facendomi anche male, ho preso una storta ma lì per lì non me ne sono nemmeno accorto. Li ho fermati e gli ho detto che lì sotto c'era il bambino. Inizialmente non mi hanno creduto, pensavano avessi sentito il verso di un capriolo. Ma io ero sicuro e ho insistito. Così sono scesi anche loro nella scarpata, io dietro di loro".

Come stava il bambino quando lo avete raggiunto? "Bene, aveva qualche graffio ed era senza pantaloni, ma stava bene ed era tranquillo. Non so se il piccolo sia caduto per 300 metri o se sia arrivato in fondo attraverso un'altra strada nel bosco. Comunque per riportarlo su, sulla strada, abbiamo dovuto passarcelo di mano in mano perché la scarpata è molto ripida".

E' stato emozionante? "Sì, molto. Il momento più bello è stato quando lo abbiamo dato alla mamma, è stato molto commovente, lei ha pianto. Il padre mi ha abbracciato e anche gli amici della famiglia".

Giuseppe, come si sente a sapere che ha cambiato la vita di un bimbo di due anni e della sua famiglia? "Sono felice che Nicola sia al sicuro con la sua mamma e sono contento perché questo è il regalo più bello che mi potesse fare il mio lavoro. Noi giornalisti siamo spesso accusati di lucrare sulle tragedie e io sono abituato a raccontare storie che tante volte hanno finali drammatici. Questa volta sono stato utile non solo nel raccontare una vicenda, ma anche nell'aiutare a risolverla".  

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