Molestie sessuali al maneggio: "Ci ha provato anche con noi più grandi. L’abbiamo fermato"

Un’allieva parla di "un’ atmosfera surreale". Almeno sei, più piccole, le vittime delle “attenzioni”

Una bambina in un maneggio (Foto archivio)

Una bambina in un maneggio (Foto archivio)

Milano -  «Quando la ragazzina mi disse che quell’uomo che curava il pony si era abbassato i pantaloni davanti a lei facendo atti osceni mi è venuto da piangere. Ma come si può?". Aurora (nome di fantasia) è una brillante studentessa universitaria dell’hinterland milanese, amante dei cavalli e appassionata di sport equestri. Anche lei, per un certo periodo, ha vissuto le “tenebre“ del maneggio dove ben 6 bambine (ma probabilmente molte di più) hanno subito molestie sessuali. Addirittura l’ex allieva è stata lì in un periodo antecedente al quale si riferiscono le denunce di due mamme “coraggio“ (2018 e 2019). Un’atmosfera surreale in quella che doveva essere l’oasi della felicità soprattutto dei bambini.

Aurora ha visto , sentito, parlato, consolato. È persino intervenuta in difesa delle bimbe, le più fragili. Fino alla decisione di andarsene, "perché certe cose non mi piacevano proprio. E soprattutto non accettavo che tante altre persone, quelle che avrebbero dovuto vigilare, facessero finta di niente". Quel muro di omertà, rimasto intatto per anni, adesso crolla come un castello di sabbia sotto il peso di accuse forti, con dettagli che fanno rabbrividire. "Mi ricordo un pomeriggio d’autunno del 2017 - racconta l’ex allieva -, una ragazzina che avrà avuto 12 o 13 anni si avvicinò a me piuttosto imbarazzata e anche preoccupata: disse che aveva ricevuto da quel ragazzo che lavorava nel maneggio del foto sul cellulare, dove lui si mostrava nudo e invitava la ragazzina a inviare delle sue foto intime. Le dissi di stare non guardarle, anzi di cancellarle, ma lei era spaventata, voleva che le stessi vicino. Mi raccomandai, consigliandola di farsi sempre accompagnare al maneggio. E infatti nelle settimane successive la incontrai diverse volte e mi disse che preferiva venire sempre con un’amica perché non voleva stare da sola in scuderia. Ma sul suo volto il terrore per quello che poteva accadere dietro l’angolo era evidente. Io le suggerii anche di parlarne con i suoi genitori ma lei mi disse che si vergognava".

Perché a quell’età, è difficile affrontare argomenti così delicati. Sapendo, come è successo nel maneggio da anni nel mirino, che la parola di una bambina si scontra con quello che dicono gli adulti. Già, perché il titolare del centro ippico ad una delle mamme che denunciava ha replicato: "Ma guardi che erano ragazzine “facili“, e certi loro atteggiamenti potevano essere fraintesi...". "Ma stiamo scherzando? - replica l’ex allieva, testimone di quanto accadeva nel maneggio -. Quel tesserato ci ha provato anche con noi più grandi. Sguardi ammiccanti e insistenti, spesso allungava pure le mani nel tentativo di arrivare ad altro finchè io e le mie amiche dicevamo dio smetterla. Posso immaginare cosa abbia fatto alle più piccole. I titolari e gli istruttori sapevano benissimo quel che succedeva ma facevano finta di nulla. “È solo un po’ strano...“"