Autonomia, Fontana incontra il ministro Boccia: "Molte divergenze"

Il presidente della Lombardia vuole "continuità didattica ascuola". La replica del ministro: "Per questo non c'è bisogno di sfasciare lo Stato"

 Da sinistra, Francesco Boccia e Attilio Fontana

Da sinistra, Francesco Boccia e Attilio Fontana

Milano, 25 settembre 2019 - E' stato un incontro «franco» quello di ieri tra il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e il governatore lombardo Attilio Fontana. L’ha detto il neotitolare dem della delega alle autonomie, concludendo a Milano il minitour delle Regioni candidate autonomiste per approcciare l’incompiuta dell’ex governo gialloverde sul fronte del Nord. Se dell’emiliano, e dem, Bonaccini il ministro ha apprezzato «il lavoro fatto», del veneto leghista Zaia la «disponibilità», al leghistissimo Fontana riconosce la «franchezza». Reciproca: Boccia precisa che si riparte dalla definizione governativa dei Lep, Livelli essenziali delle prestazioni, che «col vecchio schema si sarebbero definiti dopo tre anni», e che per il nuovo governo giallorosso «l’autonomia è una priorità» ma «abbiamo capovolto l’impostazione»: cita l’articolo 3 della Costituzione, che impegna a «rimuovere le diseguaglianze, l’autonomia differenziata è uno strumento straordinario». Questa «nuova cornice», ha chiarito il ministro, valorizzerà anche «alcune città metropolitane. Milano, la nostra testa in Europa e nel mondo, merita una giusta attenzione che non sfuggirà».

Col governatore lombardo, ammette il ministro, ci sono «posizioni distanti»; Fontana le definisce con franchezza «divergenze», un esempio plastico è la scuola: se per Boccia il problema della continuità didattica «si affronta con leggi ordinarie, imponendo a chi vince i concorsi di restare 5 anni come fa l’Agenzia delle entrate, non c’è bisogno di smontare lo Stato», il governatore ribatte che «se la risposta sarà a breve aspetterò di discuterla nel merito», altrimenti «interverrò con una legge» regionale. Il presidente lombardo insiste soprattutto sui tempi: «Vorrei capire se c’è bisogno di otto anni per la determinazione dei costi standard e dei Lep» (sui quali, ammette, «i precedenti governi non sono riusciti a scrivere una parola»); «il ministro mi ha detto che nel giro di pochi mesi mi dirà quali sono i tempi, io aspetto pochi mesi». Boccia, che indica l’orizzonte della legislatura per «completare il processo» dell’autonomia differenziata, non manca di ricordare che «noi ereditiamo un nulla di fatto: i 15 mesi alle spalle si sono trasformati in sabbie mobili, perché evidentemente non c’erano le condizioni politiche per andare avanti». Il nuovo governo, assicura il ministro, intende «andare avanti sui temi su cui c’era un accordo, e correre».  «Sono convinto si possa riprendere il dialogo e arrivare a una definizione», ha aperto da parte sua Fontana. C’è scappata persino la battuta a favor di microfono, col ministro a garantire di poter parlare sia in barese che in milanese, e il governatore a sottolineare che «ha parlato soprattutto romano, il linguaggio della politica».

Il ministro ieri ha incontrato anche le opposizioni al Pirellone, Pd, +Europa, Lombardi civici europeisti e M5s. «Questo governo fa sul serio, il presidente Fontana ora non si metta in trincea», lo esorta il capogruppo dem Fabio Pizzul. «Il partito di Salvini ha frenato l’autonomia per un anno e mezzo, lo stop a tante proposte concrete era responsabilità dei ministeri a guida leghista», attacca il grillino Dario Violi, rivendicando: «Il M5s Lombardia aveva proposto il referendum. Siamo i primi a crederci, non a fare propaganda che non porta a casa nulla». Gli arrivano a stretto giro gli strali della Lega: «Fa sorridere che si intestino il referendum voluto da noi – ribatte Roberto Anelli, capogruppo al Pirellone degli ex alleati a Roma –. Se c’è stato un partito che ha ostacolato i lavori sull’ autonomia è stato proprio il M5s».