Astrazeneca, due settimane per recuperare il ritardo dopo lo stop

Intesa Draghi-Macron: ripartire subito con le vaccinazioni se arriva il via libera dell'Ema. Per le seconde dosi, ipotesi siero diverso

Una fiala del vaccino di AstraZeneca (Ansa)

Una fiala del vaccino di AstraZeneca (Ansa)

Milano - La tormentata vicenda del vaccino Astrazeneca, che ieri è stato sospeso pure dall'Aifa in via precauzionale per alcune morti sospette, dopo lo stop di numerosi Paesi in Europa e nel mondo, potrebbe avere una conclusione positiva già dopodomani. Giovedì infatti l'Agenzia Europea per i Medicinali scioglierà la riserva sul siero anglo-svedese, comunicando le conclusioni dell'analisi supplementare. Il conto alla rovescia è iniziato, ma la sensazione è che arriverà un via libera che tutti, o molti, aspettano. Perché non si può negare il fatto che lo stop al vaccino abbai dato una batosta alla già lenta campagna vaccinale italiana. 

"Ritardo riassorbibile in due settimane"  

Sarebbero duecentomila le vaccinazioni in meno causate dal blocco di Astrazeneca, ipotizzando che la sospensione duri solo quattro giorni.La stima è stata fornita da palazzo Chigi, con una nota che in burocratese esprime tutta la fiducia che dall'Ema arrivi l'ok al vaccino per ora bloccato. "A seguito della sospensione temporanea delle somministrazioni del vaccino Astrazeneca, nella giornata odierna sono stati effettuati approfondimenti da parte della struttura del Commissario straordinario per l'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo. La durata della sospensione è stimabile in quattro giorni complessivi, fino al pronunciamento dell'Ema e quindi dell'Aifa. L'impatto di tale sospensione sulla campagna può valutarsi su 200 mila vaccinazioni in meno. In caso di ripresa delle somministrazioni di Astrazeneca a partire dal 18 marzo, il rallentamento potrà essere riassorbito nell'arco di un paio di settimane, anche grazie all'incremento della quantità del vaccino Pfizer stimato in 707.850 dosi".

Italia e Francia pronte a far ripartire la vaccinazione: l'intesa Draghi-Macron

Sul tema, oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi, e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, hanno avuto oggi uno scambio di vedute. Al centro della conversazione, la decisione presa in molti Paesi europei, tra cui l'Italia e la Francia, di sospendere la somministrazione del vaccino Astrazeneca. "Si tratta - sottolinea la Presidenza del Consiglio in una nota - di una misura temporanea e cautelativa che durerà fino a giovedì 18 marzo, in attesa della conclusione dell'analisi supplementare condotta dall'Agenzia Europea per i Medicinali. Le dichiarazioni preliminari di oggi dell'Ema sono incoraggianti. In caso di conclusione positiva dell'analisi dell'Ema, i due leader sono pronti a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca". 

Cosa dice l'Ema

Dal canto suo l'Ema insiste sul fatto che al momento "non ci sono prove" di collegamento tra i casi di trombosi e la vaccinazione. Chiede di affidarsi alla scienza, di "mantenere la fiducia nei vaccini" e promette per "giovedì pomeriggio" una parola definitiva con la "massima trasparenza" sul futuro della campagna vaccinale, senza escludere alcuna azione di risposta. Il difficile compito di scacciare l'ombra dei sospetti è' stato affidato alla direttrice esecutiva dell'Ema, Emer Cooke. "Restiamo fermamente convinti che i benefici del vaccino AstraZeneca nella prevenzione del Covid-19, con il rischio associato di ospedalizzazione e morte, superino i rischi di questi effetti collaterali", ha detto nella sua presentazione prima di affrontare un'ora di domande di giornalisti da tutto il mondo.

"A oggi, non ci sono prove che la vaccinazione abbia causato queste condizioni. Non sono comparse negli studi clinici e non sono elencate come effetti collaterali noti o attesi", ha spiegato Cooke. E gli esperti dell'Ema, tra cui specialisti nelle trombosi, stanno in queste ore setacciando ogni cartella clinica dei casi sospetti. "Si affidano alla statistica ma anche all'analisi fisica", ha spiegato uno dei membri della task force che affianca Cooke nell'impresa. "Negli studi clinici sia le persone vaccinate che le persone che hanno ricevuto il placebo hanno mostrato un numero molto piccolo di sviluppi di coaguli di sangue. Il numero di trombi ed eventi embolici complessivi nelle persone vaccinate non sembra essere superiore a quello della popolazione generale", ha spiegato la direttrice. "Non ho bisogno di ricordare a tutti voi qui oggi che la pandemia di Covid-19 è una crisi globale con un impatto sociale ed economico sulla salute devastante e continua ad essere un grave fardello per i sistemi sanitari dell'Ue", ha ammonito. Insomma non bisogna lasciarsi trascinare dal panico collettivo.

Il piano B: la seconda dose con un vaccino diverso? 

Un altro tema che si è posto in queste ultime ore è cosa succede a chi ha già fatto la prima dose di Astrazeneca ed è in attesa del richiamo. Cosa deve fare? La risposta è: al momento niente. Da un lato, infatti, le iniezioni del marchio anglo-svedese sono sospese, in attesa del pronunciamento dell’Ema e dell’Aifa (e quindi delle decisioni del governo). Dall’altro può attendere di essere riconvocato, se lo stop temporaneo venisse annullato. Ma sta emergendo l'ipotesi che si possa anche prevedere una seconda dose con un vaccino diverso. A spiegarlo è Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs. "In linea generale, è stata studiata anche la possibilità di fare la seconda dose con un vaccino diverso. In Gran Bretagna stanno portanto avanti queste ricerche, non ovviamente in relazione alla questione Astrazeneca". "Ma comunque, quando avremo i risultati di questi studi, potremo rispondere anche alle domande che si pongono le persone rispetto al vaccino Astrazeneca". 

Covid: cosa deve fare chi aveva prenotato Astrazeneca? E chi ha fatto la prima dose?

"In Gran Bretagna hanno studiato in modo approfondito questa via di usare due prodotti diversi fra prima e seconda dose per vaccinare le persone, perché volevano valutare se fosse una strategia per rendere ancora più efficace la vaccinazione. La ratio di questo è che noi potremmo avere un vaccino che è particolarmente forte nell'induzione di anticorpi e uno invece più attivo sulle cellule T, per esempio". Anche lo stesso vaccino russo 'Sputnik V' è come se fosse composto da due vaccini diversi, perché la prima dose e il richiamo si basano su due adenovirus diversi: "In quel caso la logica che è stata spiegata - chiarisce Remuzzi - è di ovviare a eventuali resistenze dell'organismo verso i vettori usati". 

Pregliasco: "Chi ha ricevuto la prima dose stia tranquillo"

"I vaccinati con AstraZeneca devono stare tranquilli e sicuramente non devono fare alcuna indagine di approfondimento", al di là di riferire al medico eventuali sintomi, precisa il direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano. Quanto al richiamo, e alla possibilità o meno di farlo se necessario con un vaccino diverso da quello ricevuto in prima dose, "c'è spazio per prendere decisioni - osserva Pregliasco - visto che questo milione di dosi fatte in Italia con il vaccino di AstraZeneca sono tutte prime dosi, e siccome la seconda si fa a dodici settimane c'è margine di manovra". 

Scopri quando potresti vaccinarti