Covid, la 'maxi-quarantena' dei bimbi dell'asilo che manda in crisi le famiglie

Bambini di uno-due anni, spesso sani, costretti in casa per almeno 10 giorni solo con i genitori. Che pagano per un servizio di cui non possono usufruire

Misurazione della temperatura prima di entrare al nido

Misurazione della temperatura prima di entrare al nido

"Gentili genitori, comunichiamo che è stato segnalato un caso positivo Covid. L’attività didattica, come da indicazioni della nota ministeriale n.11 dell’8 gennaio 2022, è sospesa per 10 giorni”.

Genitori abbandonati

Un messaggio che è diventato una consuetudine per molti genitori di bimbi che frequentano l’asilo nido o la scuola materna. A qualcuno è capitato di riceverlo per ben tre volte nel giro di un mese. Che si traduce in un periodo di 30-42 giorni totali di quarantena, dal momento che l’isolamento dei piccoli termina dopo 10 giorni con tampone negativo oppure dopo 14. Giorni in cui i piccoli gravano completamente sulle famiglie, anzi sui genitori e basta, perché la quarantena non consente contatti con nonni, zii e tutto quel ‘welfare familiare’ spesso indispensabile anche in tempo di pace, figurarsi di pandemia. Così mamma e papà, che spesso hanno il brutto vizio di lavorare, si ritrovano con bimbi che vanno all’asilo 2-3 giorni e poi sono costretti a casa per almeno dieci. Poi si torna per altri 2-3 giorni e voilà, subito una nuova serrata. D’altronde, basta un solo caso a far scattare la chiusura e con Omicron che imperversa il contagio è presto servito.

Una comunicazione alle famiglie di caso positivo all'asilo nido
Una comunicazione alle famiglie di caso positivo all'asilo nido

Due pesi e due misure

In questo modo si tutela la salute dei piccoli, che non possono essere vaccinati. Certo, la salute prima di tutto, ma la situazione rischia di diventare insostenibile per migliaia di famiglie. Perché si fa un gran parlare di scuola, di dad e diritto allo studio, mentre asilo e materna sembrano non esistere. Ignorando, o fingendo di non comprendere, alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto, per quanto non insegni a leggere-scrivere-fare di conto, anche la scuola dell’infanzia ha una funzione educativo-formativa che, in questo modo, viene bruscamente interrotta. In secondo luogo, per quanto possa essere dannoso sotto il profilo scolastico, un ragazzo delle medie o delle superiori può stare a casa da solo. Un bimbo delle elementari no, ma non ha nemmeno bisogno di essere costantemente sorvegliato. Tradotto: un genitore, se ne ha la possibilità, riesce perlomeno a lavorare in smart working. Insomma, più si cresce e più si è autonomi. Mettere in quarantena per dieci giorni bimbi di uno-due anni, stando alle norme senza nemmeno poterli portare mezz’oretta ai giardinetti sotto casa, significa invece relegarli tra le quattro mura con poco o nulla da fare e costringere i genitori a sorvegliarli h24.

Il caso tamponi

Bimbi tra l’altro spesso assolutamente sani, asintomatici o probabilmente neppure malati. Forse, per allentare questa maxi-quarantena si potrebbe intervenire proprio su questo aspetto: se il piccolo non sviluppa sintomi dopo 4-5 giorni, dato anche il breve periodo di incubazione della variante Omicron, può tornare libero. Tra l’altro, quando invece i sintomi compaiono, spesso ci si infila in un vergognoso circolo vizioso. Il pediatra non visita senza tampone e il tampone non si riesce a fare, perché hub e farmacie sono intasate per gli adulti figurarsi per i più piccoli, dal momento che non tutti sono attrezzati per fare tamponi ai bambini. Insomma, al primo accenno di Covid scattano chiusure e quarantene per tutelare la salute degli infanti, ma se poi effettivamente il virus colpisce, arrangiati con la tachipirina ed eventualmente corri al pronto soccorso pediatrico

L'impatto economico

E i tamponi gravano anche loro sulle famiglie, che per tagliare i tempi della lunga quarantena non attendono quelli biblici di Ats ma si attrezzano da sé, prenotandoli e pagandoli privatamente al decimo giorno (o al primo giorno utile che riescono a trovare). E qui si inserisce l’altro grande vulnus di questo sistema: l'impatto economico. La scuola dell’obbligo è pubblica e gratuita (a meno di scelte personali diverse), l'asilo di fatto no, in particolare nella Lombardia della mitica 'libera scelta' che ha affossato il pubblico lasciando due sole opzioni: il privato e il privato convenzionato, che poi è la stessa cosa. Così, i poveri genitori si ritrovano a pagare profumatamente un asilo che resta chiuso e dover gestire in assoluta solitudine figli relegati in casa per 10 giorni. Il danno e la beffa. Ma non è il caso di indignarsi. Lo faremo, per una giornata, alla prossima statistica sul crollo delle nascite in Italia.