
Mario Castiglioni
Como, 5 maggio 2018 - Di certo si sa solo che Mario Castiglioni è stato il primo a morire di quel gruppo di quattordici persone che aveva guidato sul sentiero che porta alla capanna Vignettes. Stabilire come e soprattutto quando è il rebus che sta cercando di risolvere il Ministero pubblico del Canton Vallese, Nicolas Dubuis, probabilmente grazie all’aiuto dell’esame autoptico che nelle prossime ore potrebbe essere disposto sul cadavere della guida comasca. L’ultimo mistero di una tragedia che finora è costata la vita a sei persone e che da lunedì mattina, quando due sciatori impegnati sul ghiacciaio hanno dato per primi l’allarme imbattendosi nella disperata richiesta d’aiuto di uno dei superstiti, tiene banco sulle prime pagine dei giornali non solo in Italia ma anche in Svizzera.
Secondo l’inchiesta condotta dalla Polizia Cantonale, che sta vagliando le testimonianze e raccogliendo gli elementi di prova, Castiglioni non ha mai abbandonato il gruppo nel corso della notte. Un elemento discordante rispetto alla prima ricostruzione dei fatti secondo cui la guida sarebbe precipitata nel vuoto dopo essersi lasciata alle spalle il resto del gruppo, in un punto che considerava sicuro, allontanandosi in solitaria alla ricerca del rifugio. In realtà Castiglioni non ha abbandonato neppure per un istante i suoi, ma lo stesso sarebbe stato il primo a morire, come lascia intendere la posizione del corpo trovata più a valle rispetto al resto del gruppo. Il sospetto è che la guida sia precipitata perché vinta dallo sfinimento e dall’ipotermia, oppure perché si era allontanata non per chiedere aiuto, ma per scendere un po’ più a valle e cercare un punto dove poter scavare un rifugio tra la neve più soffice.