Milano, 29 dicembre 2013 - Lorca e Sassari. Una tromba che arriva dal world e dal jazz e una chitarra multiculturale. Duo aperto a geometrie (elettriche) allargate, lingua logudorese. Vincitori del Premio Parodi nel 2011, gli Elva Lutza licenziano il primo album, presentato anche a Milano a Jazz Indiehub nel centro di co-working di via Bramante. Nico Casu, tromba e canto, ha suonato con Daniele Sepe, Nuova Compagnia di Canto Popolare e Roberto de Simone, anche se l’astrazione estetica del suono rimanda a Miles. Gianluca Dessì è un chitarrista etno-folk universale.

Di loro ho amato subito la purezza e la visione, un progetto folk jazz contemporaneo. Il canto, il ritmo, gli appoggi, la lingua, si limitano ad attualizzare un patrimonio culturale integro, condivisibile. Contaminando il ballu tundo con la gavotta bretone e la doina rumena. Una tromba alla Deguello (Nini Rosso) in «Doina noa», il Lorca tradotto in «Deo torro», il canto tradizionale di «Amada gioventude». Kaballà interpreta «La ferita», Andrea Parodi viene riletto in «La faura». Ester Formosa che partecipa alla scrittura e alla registrazione di «Complas de Purim». Elena Ledda in «No poto, no potes». Il potente tradizionale «Sa mama», alla De Andrè. Erba magica, Elva Lutza, album notevole. Sardegna e Sicilia sono le nostre miniere sonore, quelle che più si sono preservate da inconsapevoli cross over. Se vi capita, ascoltateli.

di Marco Mangiarotti