Milano, 28 gennaio 2012 - E' sempre uno stupore e un piacere leggere libri per ragazzi scritti da ragazzi. E se è divertente curiosare nel mondo di ogni scrittore, lo è ancor più nel caso in cui chi ha la penna in mano è giovane, così giovane da andare ancora a scuola. Stiamo parlando della milanese Elisa Rosso e la sua "Il Libro del Destino" (Piemme Freewey, 18 euro), trilogia piacevole, ben costruita e ben scritta. E di successo.

La storia ruota intorno alla compagnia delle Cinque Razze Libere (uomini, elfi, lupi, nani e draghi) alla ricerca del libro del Destino, libro profetico in grado di svelare chi può salvare il loro mondo, la Terra di Nadesh, ora nelle grinfie del Signore delle Nebbie. Da poco è in libreria l'ultimo volume, "Alba e Crepuscolo". Milanese, 18 anni, Elisa frequenta il liceo classico "Manzoni", dove litiga, ci lascia intendere chiaramente, con tutte le materie in cui compaiono dei numeri....

 

Invece, da quando la penna in mano?

"A 12 anni. Ero in montagna e mi annoiavo a morte...Così rubai il computer alla mamma e iniziai a scrivere".

 

A scrivere storie fantasy, quelle de "Il Libro del Destino". Con molte letture alle spalle?

"A dire il vero non ho fatto poi così tante letture fantasy...e non ho neppure un genere letterario preferito".

 

Curioso. Allora come mai il fantasy?

"Perché è un genere che ti fa vivere cose straordinarie, in cui non succedono cose normali, da tutti i giorni. Mi lascia libertà, e io sono sempre stata una molto fantasiosa."

 

Nel blog dedicato ai tuoi libri, (elisarosso.edizpiemme.it/), dici di aver trovato molta ispirazione per la tua scrittura nella montagna.

"Vero. La montagna è la cosa più fantasy che abbia mai visto, a parte la Norvegia!".

 

E' il tuo luogo ideale per scrivere?

"Diciamo che non ho un luogo preciso, forse una posizione: a letto, con il computer sulle ginocchia".

 

E' difficile coniugare scuola e 'lavoro'?

"Molto (ride e sospira allo stesso tempo). Per questo ultimo libro ho davvero faticato, stavo in piedi di notte, mi svegliavo all'alba. E' uscito in ritardo proprio a causa dei miei impegni scolastici".

 

Mamma e papà che dicono?

"Che sono felici. Ma che devo studiare, ovviamente. E hanno ragione, sebbene io non impazzisca per lo studio".

 

Da grande? Ci hai già pensato?

"Mi piacerebbe fare traduzioni dall'inglese, lingua che amo molto. Comunque, rimanere in campo letterario, dove assolutamente non ci sono numeri! Mi piacerebbe anche fare l'illustratrice. Mi diletto da autodidatta, non ho alcuna tecnica, ma vorrei imparare sul serio...chissà".

 

Torniamo ai tuoi libri: quanto di te c'è nei tuoi personaggi?

"Di me stessa niente, più che altro ci sono le persone che mi stanno intorno! Da loro colgo le caratteristiche positive o negative. Ad esempio, Giada, la sorella adottiva della protagonista, rispecchia una mia amica, una compagna di classe".

 

E lei lo sa?

"Certo, e ci si immedesima anche!".

 

Toglimi una curiosità: perché luoghi e persone nei fantasy hanno sempre e per forza dei nomi impronunciabili?

"Ma per creare distanza dalla realtà!"

 

Rimane il fatto che ci vuole molta fantasia. Tu come fai, come li inventi?

"Dipende, a volte accosto semplicemente le lettere dell'alfabeto, fino a quando non hanno un suono che mi piace. Altrimenti mi ispiro alla mitologia. Oppure alle canzoni di Enya, in gaelico".

 

Letture preferite?

"Quelle che mi raccontano un'avventura".

 

I tre libri che salveresti dalla fine del mondo.

"'Il Signore degli Anelli', ma solo perché è un'edizione costosa che ho comprato con i miei risparmi; 'Il bar sotto il mare', di Stefano Benni, il primo libro per adulti che ho letto; e 'Timeline', di Crichton, libro che ho riletto più volte".

 

Lo fai spesso, di rileggere libri già letti?

"Da piccola mi piaceva molto, ora non più".

 

Con 'Alba e crepuscolo' è proprio chiusa la storia delle Cinque Razze Libere?

"Per ora direi proprio di sì...anche se non escludo che in futuro i personaggi possano tornare".

 

Stai già lavorando a qualcosa d'altro?

"Sì...".

 

Ci fai un'anticipazione?

"Assolutamente no" (ride).

 

Almeno il genere: sarà sempre un fantasy?

"Sì, un fantasy. Tra poco lo proporrò alla casa editrice".