Quando Pier Paolo Pasolini viveva a Cremona: "Che metropoli"

L’impressione dello scrittore che qui frequentò il liceo e i suoi temi finiti al macero per una bicicletta

Pier Paolo Pasolini ai tempi in cui viveva a Cremona

Pier Paolo Pasolini ai tempi in cui viveva a Cremona

Cremona - Finiti al macero per una bicicletta i temi di Pier Paolo Pasolini, giovanissimo studente a Cremona. La strada dello scrittore e regista, di cui ricorre il centenario della nascita, passò anche sotto il Torrazzo e lì si fermò per due anni. Pasolini approdò a Cremona a metà dell’anno scolastico 1932-1933, al seguito del padre, ufficiale di fanteria, e vi rimase al 1935. La famiglia abitò nella casa d’angolo al numero 3 tra via Platina e via 11 Febbraio.

Pasolini (nato a Bologna il 5 marzo 1922) frequentò due dei cinque anni di ginnasio (uno degli indirizzi di studio introdotti nell’ordinamento scolastico con la riforma Gentile del 1923) al liceo ginnasio "Daniele Manin". Nel 2000, a venticinque anni dalla scomparsa, venne organizzata a Cremona una mostra di disegni e quadri inediti, realizzati per la maggior parte negli anni Quaranta, anche se Pasolini coltivò queste due passioni per tutta la vita. Durante l’allestimento della rassegna si seppe della sparizione dei componimenti giovanili di Pasolini. L’unica spiegazione plausibile fu (e rimane) questa. Cinque anni prima, nel 1995, nell’ambito del trasloco del liceo, diverso materiale venne portato al macero. Questo avveniva nel quadro dell’operazione ecologica "Ciclo e riciclo", organizzata dall’Azienda energetica: una raccolta a punti che premiava chi, bollino dopo bollino, totalizzava un certo punteggio raccogliendo carta da macero. Il premio era una bicicletta. Fu questa, con ogni probabilità, la fine dei temi del ragazzo Pasolini.

I compagni di scuola lo ricordano piccolo e magrissimo, diligente fino a essere zelante, eccezionalmente bravo, soprattutto (neanche a dirlo) proprio in quei temi, prima dimenticati e poi distrutti. Ancora a distanza di molti venivano citati dal professor Alfredo Mori, insegnante di italiano, come esempi di bello scrivere. Nel venticinquesimo della morte l’ingegner Orsetto de Carolis ricordava il compagno di banco Pier Paolo Pasolini. "Facevamo a gara per poterlo superare. Ricordo la mia rabbia perché mi ritenevo bravo in italiano e alla fine spuntai solo un otto. Lui mi batté con un nove pieno". Un ragazzino riservato, piuttosto chiuso. "Ero il suo compagno di banco, ma a me non dava molta confidenza. Forse per la sua timidezza, parlava poco. E non gli dovevo neppure essere molto simpatico. Quando facevamo la lotta, perdeva sempre. Così mi rifacevo di quel voto in meno in italiano scritto". Scriveva Pasolini: "Cremona era la prima città che vedevo e mi sembrò una metropoli". Il soggiorno cremonese è ricordato da una targa collocata, non senza polemiche, al tempo della giunta Corada, sulla facciata dell’abitazione: "Da questa casa dove terminò la sua infanzia dal 1933 al 1935 Pier Paolo Pasolini dispiegò la sua avventura artistica".