Leonardo, il Moro e Cecilia: una mostra per scoprire chi era la Dama con l'ermellino

A San Giovanni in Croce a tu per tu con la nobildonna amata da Ludovico il Moro e resa immortale dal Genio

La mostra nel Cremonese

La mostra nel Cremonese

San Giovanni in Croce (Cremona) - Benvenuti nel castello della dama, la più bella, la più enigmatica. Per riceverne quell’accenno di sorriso maliardo. Accolti da lei, Cecilia Gallerani, nobildonna intensamente vissuta fra il 1473 e il 1533, amata da Ludovico il Moro e ritratta nel 1489 da Leonardo da Vinci, pittore alla corte milanese degli Sforza: la Dama con l’ermellino. Fare la sua conoscenza (ahinoi solo virtuale) sarà possibile dal 24 febbraio, ogni domenica. Basterà immergersi nelle campagne cremonesi e raggiungere San Giovanni in Croce. Lì, nella Villa Medici del Vascello, Cecilia elesse la sua dimora, una volta lasciata Milano dopo la nascita di un figlio di Ludovico e il matrimonio di questi con Beatrice d’Este. Il castello era la residenza del marito, il conte Ludovico Carminati de’ Brambilla, detto “il Bergamino”.

Per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo, l’amministrazione di San Giovanni in Croce con il sindaco Pierguido Asinari ripropone alla grande l’immagine della famosa concittadina. L’Ufficio Cultura, a cura di Laura Nardi, con Federica Copelli, ha curato l’allestimento di “Amantissima mia Diva”, il galante appellativo con cui Leonardo si rivolgeva alla fascinosa signora per significarle ammirazione e affetto. Parlano i muri dell’ala est del castello. In sei sale è stato predisposto un allestimento permanente: la digitalizzazione, i giochi d’immagine e le proiezioni consentono un viaggio nella piccola corte e anche nella vita della Dama con l’Ermellino, le sue relazioni sentimentali, la passione per la lettura e il canto, le vicissitudini vissute dal celebre ritratto. Per i visitatori più piccoli un percorso alternativo: un pannello in ogni sala, con un personaggio centrale che parla, animato da un tablet.

I visitatori del castello sono accolti da una immagine che è insieme rassicurante e maliziosa. E’ l’attrice toscana Silvia Querci, che riveste il ruolo di fantasia di Isotta, dama di compagnia di Cecilia. La guida. La prima sala è l’atelier di Leonardo. «Sono giunti or ora i forestieri per Madonna Cecilia». La ciarliera Isotta vorrebbe attaccare bottone con Leonardo, peccato che l’infastidito Maestro sia troppo impegnato al cavalletto. La seconda sala è la camera da letto e l’informatissima Isotta sdogana il gossip sul Moro, pazzo d’amore. Terza sala la cucina. Isotta prepara pasticcio di mucca, anatra in gelatina, polenta con le prugne. La quarta sala ospita le immagini del guardaroba della Dama, dominava all’epoca la moda “alla spagnola”. Nella quinta è ricostruita una possibile biblioteca di Cecilia, fra le donne più colte del suo tempo. Virgilio, la Commedia, Petrarca, Boccaccio, l’Orlando Furioso, l”Hortus sanitatis”, la prima enciclopedia scientifica. Il momento è arrivato. Un suono di liuto. Un viaggio virtuale in Polonia, visto che il dipinto pare destinato a rimanere nella collezione Czartoryski. Ecco la Dama nel quadro leonardiano: quell’abbozzo di sorriso, lo sguardo fisso altrove, le lunghe mani posate sull’ermellino. Cecilia Gallerani è qui, intervistata da Vittorio Maria De Bomis, storico dell’arte. «Questo quadro mi ha lasciato una eredità incredibile. Mi ha permesso di essere una protagonista». Grazie a un genio. E non solo a lui. Cecilia si congeda con un ringraziamento all’uomo della sua vita: «Senza Ludovico né io né Leonardo saremmo entrati nella storia».