Troppa PlayStation, tolto alla madre. Lei fa muro: in comunità non ci va

Per il giudice il 14enne è dipendente. La donna: nessuno mi ha aiutata

Un ragazzino gioca con i videogame in un'immagine di repertorio

Un ragazzino gioca con i videogame in un'immagine di repertorio

Crema (Cremona), 19 novembre 2017 - «Da quando ha saputo che verranno i carabinieri a prenderlo, mio figlio non va più a scuola e vive nel terrore». Parla la mamma del ragazzino di Crema che per decreto del giudice del Tribunale dei minori di Brescia (competente per territorio) dovrà lasciare la casa di famiglia ed essere trasferito in una comunità, perché gioca troppo con la PlayStation e trascura tutto il resto. Lui, però, non vuole andare via da casa, tanto che da un mese a questa parte, saputo cosa lo aspetta, ha abbandonato i videogiochi e ha ripreso ad andare a scuola. Fino a mercoledì.

Cosa è successo mercoledì? «Ci hanno portato a vedere la comunità dove mio figlio dovrebbe andare e ci hanno ribadito che se opporremo resistenza arriveranno i carabinieri. Questo ha terrorizzato il ragazzo, e non va più a scuola perché ha paura di vedere irrompere in classe i carabinieri. Unico aspetto positivo, l’insegnante di sostegno, quando ha saputo quel che capita, si è offerto di venire a casa a dargli lezione. Comincerà lunedì».

Ma lunedì scade il termine e verranno a prenderlo. «Sì. Prima avrebbero dovuto venire mercoledì, poi venerdì. Adesso lunedì. Con il mio avvocato stiamo preparando l’appello alla decisione del giudice. Ma non lascerò mai andare via mio figlio contro la sua volontà. Non ci separeranno tanto facilmente».

Ma perché questa decisione? «Tutto ha inizio lo scorso anno, quando mio figlio ha cominciato a giocare con la PlayStation. Ho chiesto aiuto, ma non ho mai avuto assistenza».

Ma lei non ha nulla da rimporverarsi? «Certamente anche io ho delle responsabilità in quanto madre. Forse posso rimproverarmi di non aver saputo gestire nel modo corretto il problema sin dall’inizio, quando si è presentato». 

Come è possibile che non abbia ricevuto adeguata assistenza? «Perché i rapporti con le due donne della tutela minori del Comune di Crema sono pessimi. Ho chiesto al sindaco di cambiare referenti, ma mi è stato risposto che non c’è personale: queste sono e restano». 

E da dove nasce il conflitto con queste persone?  «Tre anni fa ho avuto un problema e allora il giudice dei minori aveva deciso di prendere mia figlia, allora 15enne, e di mandarla in comunità. I miei genitori, con lettera raccomandata, si erano dichiarati disponibili a ospitare la ragazza. Questa lettera non è stata fatta vedere al giudice, anzi al magistrato era stato riferito l’esatto contrario e quando sono riuscita a comunicargli che i miei genitori aspettavano la ragazza, il giudice si è arrabbiato molto con le due assistenti».

Quanto tempo è rimasta la figlia in comunità?  «Un mese e poi, dopo aver chiesto per giorni inutilmente di parlare con la famiglia, è scappata di notte ed è tornata a casa». 

E poi l’hanno riportata in comunità? «No è rimasta a casa». 

Cosa succede con il figlio?  «Il giudice ha decretato che in questo frangente avrei dovuto essere aiutata, ma io dal 2016 non ho mai visto le persone preposte alla tutela dei minori. Loro sono andate dal magistrato e hanno detto di aver provato di tutto, ma che la situazione non è cambiata. Per questo motivo il Tribunale ha deciso di mandare il ragazzo in comunità. Quando sono venute a dirmelo, a metà di ottobre, mio figlio si è spaventato moltissimo. Mi ha consegnato la PlayStation e ha cominciato a frequentare la scuola. Ma chi di dovere non ha mai messo piede a scuola per verificare quel che succedeva e come si comportava il ragazzo. Loro vogliono portarmelo via ma io non glielo darò. I miei genitori sono disposti a ospitarlo. Anche stavolta questa disponibilità non è stata<WC1> riferita al giudice».