Cremona, spaccio e minacce nelle scuole: l’impero del boss 17enne

Gli affari di un giovane della Cremona-bene: cento clienti, quasi tutti studenti

SOTTO CHIAVE I soldi sequestrati e i telefoni usati per tenere i contatti

SOTTO CHIAVE I soldi sequestrati e i telefoni usati per tenere i contatti

Cremona, 20 maggio 2018 - Era diventato un vero boss tra gli studenti delle superiori. Un personaggio quasi da film. A soli 17 anni, amava farsi ritrarre con tante banconote, che esibiva sempre, oppure con in mano una buona “canna”. Le foto le faceva girare sui social, quelli da smartphone. Poi c’erano le varie feste e festicciole che si tenevano a casa sua nei pomeriggi in cui i genitori, liberi professionisti, erano fuori per lavoro, pensando che il figlio passasse le ore sui libri.

Alla fine i carabinieri della compagnia di Cremona, guidati dal maggiore Rocco Papaleo, lo hanno arrestato proprio a casa sua: l’accusa è di spaccio con l’aggravante di aver operato in contesti scolastici e di aver ceduto droga, marjuana e hashish, a minorenni. Sono un centinaio i clienti, giovanissimi, segnalati alle prefetture di Cremona, Brescia e Mantova come assuntori di droga, ma potrebbero essere molti di più. Quello del 17enne, per il quale il gip del Tribunale dei minori di Brescia ha firmato un’ordinanza di custodia con affidamento in comunità, era un business vero, con clienti che venivano contattati via social, con consegna del fumo o dell’erba vicino alle palestre della sua scuola, un istituto con più plessi, o ancora in zone «insospettabili» come l’ingresso della scuola stessa e, addirittura, a casa sua. Proprio casa sua certi pomeriggi si trasformava in una fumeria, come testimoniano le foto scattate dai ragazzi e fatte girare: giovanissimi che accendono in un colpo solo tre o quattro canne, o ancora spinelli e roba che gira. Una ventina i ragazzi, amici e clienti del 17enne, che avevano il privilegio di frequentare casa sua.

Tutto era iniziato nel gennaio del 2016, più di due anni fa, i genitori del ragazzo non si erano accorti di nulla. Nemmeno un sospetto. Del resto gli stessi investigatori hanno sottolineato la grande capacità di dissimulare del giovane. Nel marzo scorso durante un controllo a scuola il 17enne era stato perquisito. Aveva addosso duemila euro. Da quel momento il baby boss è finito sotto la lente dei carabinieri. Lui stesso lo sapeva, e aveva cercato di evitare il peggio con intimidazioni e velate minacce a ragazzi a cui aveva venduto del fumo: «Non raccontate nulla», ordinava con l’aria da bullo. In particolare una ragazzina, con cui aveva avuto una storia d’amore, è stata minacciata: lei sapeva tutto dei “passatempi” del 17enne.

Proprio questa condotta, insieme al fatto che il ragazzo era riuscito a nascondere tutto ai genitori, ha indotto il gip del tribunale dei minori di Brescia ad affidarlo ad una comunità, non concedendo i domiciliari. L’indagine è stata resa possibile anche dalla collaborazione di scuole e docenti. Tuttavia, come sottolinenano gli stessi carabinieri, apre uno spaccato preoccupante sulla diffusione della cultura dello sballo, trasversale a tutti i ceti sociali e, come testimoniano le decine e decine di clienti del 17enne, profondamente radicata nel tessuto giovanile.