Soncino, crocefissi per le scuole acquistati dal Comune

Unica voce fuori dal coro, la consigliera di minoranza Carla Urges

Il posizionamento di un crocefisso in un edificio scolastico

Il posizionamento di un crocefisso in un edificio scolastico

Soncino, 31 agosto 2018 -  «Il dirigente ci ha chiesto di rinnovare i crocefissi nelle aule e noi abbiamo ottemperato volentieri». Lo dice il sindaco di Soncino, un po’ meravigliato dalla polemica che sta montando, ma che sin qui ha prodotto solo fumo e non si è tradotta in atti concreti. L’antefatto all’acquisto dei crocefissi, spesa intorno a 370 euro, parla di una situazione normale in parecchie classi. Il dirigente scolastico delle primarie e secondarie di Soncino, Piero Bacecchi, in una riunione di routine tra le altre cose raccoglie il parere di alcuni insegnanti i quali fanno presente che in certe classi ci sono i crocefissi, in altre mancano, in altre ancora non sono proprio al massimo dello splendore. In particolare una insegnante caldeggia il fatto che in tutte le classi ci sia il simbolo della cristianità. Il dirigente è d’accordo, in quanto ritiene che mettere il crocefisso sia una presa di posizione in difesa della nostra cultura e anche dei valori laici e la richiesta passa in Comune. Qui la discussione non comincia neppure, perché il sindaco autorizza la spesa necessaria per i 35 crocefissi senza battere ciglio.

«Non sono andato personalmente a Betlemme a comprarli e i crocefissi non sono stati costruiti con un ulivo dell’orto del Getzemani. Abbiamo aderito a una richiesta che ritengo normale e che non penso possa generare discussioni». E invece le discussioni arrivano, perché al coro delle approvazioni si uniscono distinguo e stonature. In particolare, restando in Comune, il centro sinistra non contesta né la scelta né la spesa perché si sente di appoggiare la richiesta della scuola e l’adesione del Comune, ricordando comunque che è necessario riportare l’attenzione sui valori dell’accoglienza e della solidarietà. Che in pratica significa: se tutti sono d’accordo, chi siamo noi per non esserlo? Fuori dal coro, invece, è Carla Urgesi che non si lascia scappare l’occasione per mettere i puntini sulle i. Nel senso che la consigliere di minoranza punta il dito su due fattori. Il primo riguarda la scuola, che deve essere laica; il secondo riguarda il fatto che il Comune non deve spendere soldi pubblici per soddisfare una parte. E cioè, siccome le tasse le pagano tutti, di tutte le confessioni e anche atei, non si vede perché anche i soldi delle persone che la pensano diversamente debbano essere impiegati per uno scopo che accontenta una parte. Tutto sembra però un fuoco di paglia destinato a spegnersi subito: nessuno ha sin qui presentato interrogazioni o interpellanze.