Soncino, manager trovato morto in Turchia: la vicenda diventa un caso diplomatico

I turchi non hanno avvertito il Consolato italiano dell'autopsia

ll padre Eligio Fiori mostra alcune immagini del figlio

ll padre Eligio Fiori mostra alcune immagini del figlio

Soncino (Cremona), 18 settembre 2018 -«Abbiamo avuto l’autopsia in mano in agosto. Era in turco e ci siamo preoccupati di farla tradurre da esperti in inglese. A quel punto, quando abbiamo avuto la certezza di essere di fronte a un omicidio, ci siamo mossi». Sono le parole di Eligio Fiori, padre di Alessandro, il manager di 33 anni sparito in Turchia lo scorso 13 marzo e poi ucciso il 26 e ritrovato nel Bosforo il 28 marzo. Diventa un caso internazionale la vicenda Fiori, con il consolato che non è stato avvertito dalle autorità turche, nonostante le molte assicurazioni, del deposito e dell’esito dell’autopsia, avvenuto il 30 maggio scorso e che ha saputo dei risultati dalla famiglia e non dagli inquirenti di Istanbul. «Il dirigente della segreteria del consolato italiano a Istanbul, Gabriele Ingrosso, era costernato e ci ha detto che avrebbe preso provvedimenti.  Adesso stiamo attendendo informazioni su che cosa sia stato fatto in tutto questo tempo e vorremmo sapere se c’è un fascicolo aperto per omicidio».

Eligio Fiori, prima di lasciare Istanbul, con l’aiuto di un’avvocata, aveva depositato una denuncia per la scomparsa del figlio, dove aveva paventato il reato di omicidio e aveva chiesto indagini rapide per evitare che i responsabili riuscissero a farla franca. «Abbiamo fornito l’autopsia in lingua originale e in inglese alla Digos affinché approfondisca il caso. Ma cominciamo a pensare che il tempo stia giocando a nostro sfavore». Fiori non vuole però rassegnarsi e attende che sia la Digos, sia il consolato effettuino le loro mosse e pretendano risposte all’unica domanda che resta: chi ha ucciso Alessandro.