Ucciso il manager scomparso a Istanbul, il padre: "Sono distrutto, non riesco a parlare"

L'uomo in Turchia per cercare le tracce del figlio. Poi al tragedia

Alessandro Fiori

Alessandro Fiori

Soncino (Cremona), 30 marzo 2018 - «Non è il momento di parlare. È troppo grave quel che abbiamo subito». Dopo due settimane di angosciosa lotta contro il destino, l’immagine del corpo martoriato di Alessandro Fiori nelle acque del Bosforo, vicino al porto di Sarayburu, nell’area turistica di Istanbul, fa calare un sipario di dolore sui volti della famiglia del manager lombardo. Lo zio Sergio, avvocato, nega ogni commento. Al padre Eligio hanno chiesto un campione di dna per avere la certezza e lui ha acconsentito, ma una volta in obitorio ha voluto vedere quel cadavere con il capo fracassato e ha subito riconosciuto il figlio.

«Sì. Mio figlio è partito per la Turchia lunedì 12 marzo ed è sparito – aveva raccontato –. Alessandro era abituato a partire senza avvertire, anche perché il ritorno era previsto di lì a poche ore, un paio di giorni al massimo». Un viaggio improvviso e misterioso che i genitori avevano scoperto solo andando a verificare il conto corrente in banca. «Alessandro ci chiama tutti i giorni. Martedì 13 mi ha mandato un sms di notte nel quale chiedeva notizie di un suo orologio portato a riparare. Gli ho risposto mercoledì mattina. Poi ho cercato di parlargli, ma il cellulare risultava spento. La cosa era anomala e con mia moglie ci siamo recati a Milano a casa sua, dove non c’era. Abbiamo chiesto ai vicini se l’avessero visto ma, ci hanno risposto che da un paio di giorni non lo incrociavano. L’auto era nel garage. Abbiamo chiesto alla banca se Alessandro avesse eseguito qualche transazione e abbiamo scoperto che aveva comprato il biglietto per Ankara in partenza il 12. A quel punto abbiamo cominciato a cercare in Turchia, ma senza successo. Venerdì abbiamo sporto denuncia per la scomparsa e sono partito per Istanbul, mentre mia moglie è rimasta a casa con l’altro nostro figlio». Poi le ricerche in Turchia che sono partite dall’albergo dove Alessandro aveva preso una stanza. «Sono stato nel suo hotel – ha aggiunto il papà –. Nella sua stanza abbiamo trovato lo zaino che aveva utilizzato per il viaggio. Subito fuori dall’albergo, nel primo cestino, sono stati rinvenuti il portafoglio vuoto e il cellulare scarico. Erano sotto un cumulo di cartacce. Ho ricaricato il cellulare e richiamato i numeri trovati: nulla di misterioso, tutta gente conosciuta».

Ma una tragedia che si arricchisce di misteri e punti da chiarire. C’è un testimone, che dice di aver fatto il viaggio con lui. Alessandro aveva due cellulari e gli aveva riferito che stava andando a trovare una ragazza. Lei è americana e lo aveva contattato facendogli sapere che sarebbe passata dalla Turchia. Lui l’avrebbe raggiunta. Infine, l’ultimo viaggio, quello con il tassista che lo porta a prelevare al bancomat. Mossa forse fatale perché è mercoledì e da quel momento nessuno lo vede più. L’ultimo mistero è il tentativo di prelievo da 7mila euro che Alessandro non avrebbe mai fatto perché sapeva benissimo che era impossibile prelevare così tanti soldi: il plafond non lo consentiva. Impossibile sia stato lui a presentarsi allo sportello.