Giallo Sabrina Beccalli, "Perché resto in carcere?" L'indagato per omicidio vuole uscire

Pasini non ha mai cambiato versione e i riscontri sui resti trovati nell’auto bruciata gli hanno dato ragione

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

Crema (Cremona), 26 ottobre 2020 - «Attendiamo i risultati sui reperti e poi, se quel che diranno i consulenti è come noi crediamo, chiederemo l’attenuazione del regime carcerario per il nostro assistito". L’assistito dell’avvocato Paolo Sperolini è Alessandro Pasini, in carcere a Monza da 70 giorni con l’accusa di aver ucciso Sabrina Beccalli e di averne distrutto il corpo, bruciandolo nella Panda della ragazza, la sera di Ferragosto. "Non posso dire che in carcere il mio cliente stia bene – continua l’avvocato – ma per rispetto verso i familiari della donna morta preferiamo non avanzare lamentele".

L’avvocato è pronto a chiedere che Pasini possa uscire. "Il nostro consulente, il medico legale Angelo Grecchi, sta analizzando, con agli altri incaricati, i reperti. Alessandro Pasini ha fornito una sola versione dei fatti, davanti ai magistrati che il 21 agosto lo hanno interrogato. Ha detto di aver trovato la donna morta in bagno per un’overdose, di essere entrato nel panico e di aver fatto sparire il cadavere e le prove di quanto avvenuto nella casa della sua ex fidanzata, in via Dosso Morone. Un riscontro che Pasini dice il vero è già avvenuto. Lui ha detto di aver bruciato il cadavere e grazie al nostro consulente si è arrivati all’identificazione dei reperti trovati nell’auto bruciata: non un cane, ma il cadavere di una donna. Se anche altri riscontri confermeranno la tesi di Pasini, noi chiederemo l’attenuazione della misura carceraria".