Il letto, la casa e la cisterna: la scia del sangue di Sabrina

Crema, le tracce della donna e dell’ex accusato di averla uccisa e bruciata. Tubo del gas tagliato, Pasini rischia l’accusa di strage o tentato omicidio

Alessandro Pasini, accusato di omicidio di Sabrina Beccalli

Alessandro Pasini, accusato di omicidio di Sabrina Beccalli

Crema (Cremona), 17 settembre 2020 - Una denuncia potrebbe raggiungere Alessandro Pasini, l’uomo di 45 anni, di Crema, in carcere per l’omicidio di Sabrina Beccalli e la distruzione del suo cadavere. L’associazione “I nostri diritti onlus”, attraverso i suoi legali, sta valutando la possibilità di una denuncia per episodi commessi e ammessi da Pasini nell’appartamento in via Porto Franco, di proprietà della sua ex convivente. In particolare, il riferimento è al taglio del tubo del gas della caldaia. L’ipotesi di reato si potrebbe configurare come tentato omicidio oppure strage. Questo perché se nessuno fosse intervenuto (arrivarono invece i carabinieri che, non riuscendo a entrare nella casa, chiamarono i vigili del fuoco i quali si accorsero del gas che invadeva l’appartamento) la proprietaria al suo ritorno dalle vacanze in Sicilia avrebbe trovato l’alloggio saturo di gas. Sarebbe bastato accendere la luce per provocare una deflagrazione spaventosa. Per questo la procura di Cremona indaga Pasini anche per crollo di costruzioni. “I nostri diritti” è stata fondata da Edi Sanson, brigadiere dei carabinieri in congedo, alle spalle trent’anni di attività investigativa, esperto in scene del crimine, oggi impegnato come consulente di parte della famiglia Beccalli insieme al generale Luciano Garofano. La finalità dell’associazione è quella di offrire un supporto immediato ai familiari delle vittime con avvocati, medici, psicologi. 

Come è morta Sabrina, nelle prime ore del giorno di Ferragosto? Che percorso compie quel corpo inanimato prima del rogo che l’avvolge, chiuso nella Panda, nella frazione di Vergonzana? Alessandro Pasini nega l’omicidio, sostiene che l’amica è morta dopo un festino alla droga. Lui l’ha trovata esanime in bagno, il naso e la bocca insanguinati. In preda al panico e alla vergogna che tutto fosse avvenuto in casa dell’ex compagna, aveva reciso il tubo metallico del gas: voleva che una esplosione nascondesse quanto era successo a quella che fino a pochi giorni prima era la sua compagna di vita. Dal punto di vista dell’accusa potrebbe essere questa una ricostruzione basata sulle tracce ematiche. Nella casa di via Borgo Franco c’era sangue sul letto. Questo non significa che Sabrina sia morta lì.

Il cadavere potrebbe essere stato collocato sul letto per avvolgerlo nella coperta di cui parla anche Pasini. Il gocciolamento di sangue prosegue sul pianerottolo e rimane anche sulla ringhiera. Pasini scende per mettersi alla guida della Panda dell’amica. Entra nel cortile in retromarcia, sulla ghiaia rimangono i segni delle ruote. Si avvicina il più possibile all’ingresso per caricare il corpo. Prende la strada che porta alla località di Vergonzana, distante non più di un paio di chilometri. Un particolare importante. A un chilometro dal punto dove viene appiccato fuoco all’utilitaria, c’è una grande cisterna di liquami, completamente svuotata durante le ricerche di Sabrina. Sui bordi sono state trovate gocce di sangue. Nell’abitazione di Pasini, in via Enrico Martini, il Luminol ha rivelato la presenza di sangue nella parte interna delle ciabatte dell’uomo. Non c’era sangue, invece sul divano in casa di Sabrina Beccalli. Quando il figlio della donna è entrato, domenica 16 agosto, ha trovato un ventilatore ancora in funzione rivolto in direzione del divano come per asciugarlo.