Romanengo, lettere anonime contro gli stranieri: è caccia al responsabile

A una famiglia indiana una missiva insultante, simile a quelle inviate anni fa a una donna di origine marocchina: "Difficile spiegarle ai bambini"

Si spera nelle indagini dei carabinieri

Si spera nelle indagini dei carabinieri

Romanengo, 5 gennaio 2020 -  «La famiglia indiana matta è tornata...". Comincia così una breve missiva piena d’insulti che Kaur Singjagjt ha trovato nella cassetta delle lettera qualche giorno fa, appena rientrati dall’India. La donna, con il marito, ha sporto denuncia ai carabinieri della stazione che stanno eseguendo delle indagini, partendo dalla visione delle telecamere del paese. "È una lettera che ha fatto male alla signora, perché offende i suoi tre figli - riferisce Naima, la mamma di Sabrina Badaoui, la ragazza destinataria delle prime lettere a sfondo razzista - e ha delle attinenze con le tre lettere che mia figlia ha ricevuto due anni fa".

Il caso delle lettere razziste è arrivato al sindaco Attilio Polla, piuttosto infastidito dall’episodio: "Romanengo non è un paese razzista - dice - abbiamo oltre 400 stranieri su una popolazione di 3.200 persone e non sono mai successi episodi riprovevoli. Speriamo che tutto si risolva in breve". Si conta sulle indagini dei carabinieri, ma anche sulle voci di paese che possono dare una mano. "La cosa brutta - dice Kaur - è che ho dovuto spiegare ai miei due figli più grandi, otto e dieci anni, che cosa significasse il contenuto della lettera. Chi ha scritto ha chiamato handicappati i bambini e io ho dovuto dire loro che cosa volesse dire, ma anche tranquillizzarli. E non è stato semplice".

Gli stessi riferimenti appaiono in una delle tre lettere anonime recapitate alla famiglia Badaoui, di origini marocchine. In effetti, le due famiglie si frequentano e a volte i bambini indiani sono dalla famiglia marocchina. "Io sono italiana - dice Sabrina - ho preso la cittadinanza e mi sono anche candidata alle scorse elezioni. Tutto è nato dal mio impegno come volontaria all’Auser, tre anni fa. Nessuno voleva andare a fare il volontario lì e io, interrompendo anche il mio impegno universitario, invece ho accettato. Terminato il periodo di volontariato anche le lettere non sono più arrivate. Ma ora c’è stata quella missiva con l’accenno ai bambini della coppia di indiani, come nelle mie lettere. All’epoca, avevo sporto denuncia".