Roberto Pagani: "Io, folgorato dalla Terra del Ghiaccio"

Il giovane di Cremona vive in Islanda dal 2014, dove sta conseguendo un dottorato in linguistica e paleografia islandese e insegna all’università

Roberto Pagani, di Cremona, in Islanda da 8 anni dove insegna all’università

Roberto Pagani, di Cremona, in Islanda da 8 anni dove insegna all’università

Cremona -  «Ho trascorso a Cremona una parte fondamentale della mia vita, ma non penso di voler tornare indietro. Per potermi realizzare sono dovuto venire qui in Islanda. Anche se non è un Paese perfetto, qui sto bene e ho trovato la mia vita ideale". Roberto Luigi Pagani, di Cremona, vive dal 2014 nella "Terra del Ghiaccio", dove sta conseguendo un dottorato in linguistica e paleografia islandese e insegna all’università. Dopo aver creato un blog e un profilo Instagram, "Un italiano in Islanda. Storia e storie della Terra del Ghiaccio" è diventato un libro in cui Pagani racconta questo amore nato sui libri universitari alla Statale di Milano, anche grazie allo studio della lingua.

Ha un legame particolare con la lettera «ð» (eth), che si pronuncia come il «th» inglese. "La mia è stata innanzitutto un’attrazione di tipo estetico e visivo perché la lingua islandese ha delle lettere diverse da quelle dell’alfabeto latino, molto elaborate. Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli , adorava per lo stesso motivo la lingua gallese. Anche il suono è molto elegante: in Italia spesso abbiamo dei pregiudizi sulle lingue germaniche, invece l’islandese ha una struttura sillabica simile a quella dell’italiano, e il suo ritmo si trasferisce bene nella musica. È una lingua dolcissima, elfica, estetica, molto eterea, e la letteratura è tra le più straordinarie al mondo".

L’Islanda è oggetto di altri pregiudizi che riguardano i Paesi nordici, cosa l’ha sorpresa? "La mentalità degli islandesi. Ero vittima della semplificazione per cui si pensa che più si va a Nord, più ci sia un rispetto troppo scrupoloso delle regole. Io sono cresciuto in Lombardia, a Milano ho imparato a mettermi sulla destra sulle scale mobili del metrò e ad andare di fretta. Invece in Islanda ho trovato una società estremamente rilassata, le regole si rispettano ma se qualcuno non le rispetta e non dà fastidio a nessuno non viene punito".

Nel blog parla di cucina, cultura, della natura islandese. Cosa le piace di più trattare? "Sono un linguista e codilogo, sono un appassionato dei libri antichi nei quali sono tramandate le saghe e le storie islandesi. Non so se in proporzione lo sviluppo come gli altri argomenti, perché mi rendo conto che non tutti ne sono interessati".

Come mai ora un libro? "Alcuni follower me lo suggerivano da tempo nei commenti, poi Mondadori me l’ha proposto. Ma l’intento divulgativo verso l’Islanda c’era sempre stato".

Lei ha trascorso anche la pandemia in Islanda. "Il periodo del Covid è stato più tollerabile qui rispetto all’Italia. I due terzi della popolazione islandese vivono a Reykjavik, quindi i contagi erano tantissimi anche qui, però non abbiamo dovuto fare il lockdown, perché viviamo immersi nella natura. In Italia si usa uscire per andare in centro, in Islanda si incontrano solo i familiari e gli amici, non si mescolano più di tanto. Questo mi ha aiutato ed è stato molto più tollerabile. Siccome l’università era chiusa e avevo lo stipendio pagato,ho iniziato a viaggiare tantissimo. Ho passato tutto il tempo a viaggiare nella cultura islandese e in quel periodo il mio blog è esploso".