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Cremona - Tre perizie per tentare di raggiungere o almeno avvicinare una verità difficile: quella della morte di Mauro Pamiro, insegnante e musicista trovato senza vita la mattina del 29 giugno di due anni fa all’interno di un cantiere, in via don Mazzolari a Crema. Aveva 44 anni. La moglie, Debora Stella, è indagata per omicidio volontario come atto dovuto. Il gip di Cremona, Giulia Masci, ha conferito l’incarico di Pasquale Linarello, ex componente della sezione di biologia del Ris di Parma, biologo forense e responsabile della sezione di genetica forense del laboratorio Genoma di Milano, e a Oscar Ghizzoni, ufficiale in congedo del Ris, specializzato nei settori di tossicologia, esplosivi, infiammabili, balistica, dattiloscopia. Entrambi sono stati consulenti della difesa di Alberto Stasi per l’omicidio di Garlasco. I tre quesiti racchiudono alcuni dei dubbi e delle ombre sulla fine del professore. Il frammento di tegola trovato accanto alla testa. L’incarico è quello di svolgere "gli opportuni accertamenti tecnici volti ad esaltare eventuali impronte papillari o Dna", questo "al fine di accertare, ovvero escludere la presenza di tracce biologiche/impronte di terzi". Un punto che potrebbe risultare nodale. Secondo la consulenza medico legale della procura nella caduta dalla sommità di una casa in costruzione Pamiro "impattò" contro la tegola sulla quale rimasero esigue tracce di sangue. Una tesi controbattuta dall’avvocato Antonino Andronico e dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legali dei genitori del professore, e dai loro consulenti, l’ex generale del Ris Luciano Garofano, biologo, e il genetista forense Marzio Capra. Un impatto frontale avrebbe provocato un sanguinamento molto più copioso. Stride con la circostanza che il corpo è stato trovato supino, con una devastante lesione dorsale. Impossibile che Pamiro si sia girato dopo la caduta procurandosi la ferita alla fronte. La tegola potrebbe essere stata usata invece per colpire Pamiro oppure collocata dopo ...
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