Piano energetico: lo stop di 38 sindaci a Cremona

Lettera alla Provincia perché convochi un tavolo territoriale che coinvolga anche il Cremasco nelle decisioni riguardanti lo sviluppo sostenibile

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di Pier Giorgio Ruggeri

Fermate quel piano, lo chiedono in 38 sindaci del territorio che vorrebbero che il loro omologo di Cremona metta un freno al piano energetico ambientale. Cremona sin qui fa da sola e i 38 sindaci, invece, vorrebbero studiare un piano tutti insieme che coinvolga l’interno territorio e non solo il capoluogo. E così ecco la lettera e la richiesta al presidente della Provincia, Mirko Signoroni, perché intervenga e convochi un tavolo territoriale, all’interno del confronto sulle competitività, al fine di coinvolgere tutti i soggetti provinciali e regionali e identificare insieme le linee strategiche per la generazione di un nuovo piano ambientale al quale prenda parte tutta la provincia.

Su 38 sindaci firmatari ce ne sono 12 del cremasco. Ma come mai il documento non è stato sottoposto anche agli altri sindaci della provincia, pur interessando a tutti questo argomento? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Grassi (nella foto), sindaco di Casale Cremasco. "Perché non ho firmato? La risposta è semplice. Nessuno me lo ha chiesto, ma se si leggono i nomi dei sottoscrittori del documento si capisce il motivo. E’ una presa di posizione di un’area politica che ruota intorno a Forza Italia e io non mi colloco in questa zona del campo. Precisato questo, condivido la lamentela dei 38 colleghi per il mancato coinvolgimento sia dei comuni, sia della Provincia.

Colpiscono anche le assenze di Crema e Casalmaggiore, due poli fondamentali per il territorio provinciale. Il documento, di 21 pagine, esamina le proposte energetiche per il futuro. Tra i temi trattati figura anche l’impianto chimico-fisico di Crema, per il quale è previsto il ‘progressivo aumento della capacità in linea con quanto previsto da Piano Industriale’". Se 12 di questi sindaci sono cremaschi, i restanti appartenenti all’Area omogenea condividono il comportamento di Cremona? In tutto questa confusione la comunità socialista si è schierata con i 38 sindaci dissenzienti. Una situazione non esaltante, soprattutto se si considera quanto appena avvenuto con il tempio crematorio di Spino. "Purtroppo la polemica con Cremona – conclude Grassi - è un’altra dimostrazione che la tanto sbandierata unità dei comuni del territorio cremasco è un’illusione. Sarebbe importante capire il motivo e poi porre rimedio". E i partiti? Per ora Fratelli d’Italia ha convocato il direttivo provinciale per discutere dell’argomento.