Pesca illegale, guerra aperta ai predoni del Po

Patto fra quattro regioni contro le bande in arrivo dall’Est Europa che agiscono indisturbate sulle sponde. Le guardie volontarie: "Non coinvolti"

Un pesce siluro

Un pesce siluro

Cremona, 2 luglio 2018 -  Guerra aperta ai predoni del Po. Alla diga di Isola Serafini, una frazione di Monticelli d’Ongina, nel Piacentino, siglato l’accordo delle quattro regioni, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Un piano che durerà tre anni per contrastare la pesca di frodo su tutto il corso del Grande Fiume. Provengono dall’Est, spesso si accampano anche per giorni lungo le sponde del Po, e negli ultimi anni sono praticamente diventati padroni indiscussi, dopo che la scure dei tagli che ha colpito soprattutto le province ha di fatto ridotto al lumicino i controlli su tutta l’asta. Spesso utilizzano metodi indiscriminati e illegali, riuscendo a catturare in poche ore quintali di pesce colpendo in modo pesante tutto il fragile ecosistema del fiume.

Il protocollo d’intesa che è stato siglato coinvolge anche le prefetture di Milano, Torino, Venezia e Bologna e l’autorità di bacino e prevede che si arrivi a un regolamento comune di pesca, a controlli e contrasto delle attività illecite dando anche più mezzi a chi i controlli li deve fare. «Purtroppo è in progressivo aumento la pesca illegale, anche a opera di bande organizzate di stranieri – ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – e intendiamo contrastarla lungo tutta l’asta del fiume. Ci siamo impegnati a portare a termine un regolamento comune di pesca che assicuri modalità di prelievo univoche, semplici e conservative, in modo da colpire la pesca illegale. Questo accordo prevede anche un potenziamento delle forze di polizia provinciale e locale anche con adeguamento delle attrezzature per il controllo notturno e la navigazione in alveo».

L’accordo riuscirà a funzionare soltanto se il coinvolgimento di tutte le associazioni volontarie che per anni da sole hanno svolto quotidiani controlli sul fiume sarà reale e proficuo. Eppure un inciampo c’è già stato. «Non sono stupito, ma perplesso, noi non ne sapevamo niente e nessuno mi ha informato di questo patto», spiega Fabio Guerreschi presidente dell’Associazione Il Nibbio di Spinadesco, che controlla il tratto di fiume da Castelnuovo Bocca d’Adda a dopo Cremona. «Per il momento non ci hanno detto nulla dell’accordo. I pescatori di frodo ci sono anche da noi, ma forse in misura minore: sanno che noi ci siamo e che usciamo anche di notte a controllare», continua Guerreschi.

Il protocollo comunque dovrebbe finalmente cercare una strategia comune per contrastare un fenomeno preoccupante: soprattutto nella tratto del Po tra Mantova e Parma nel corso degli ultimi anni sono state intercettate diverse bande dedite alla pesca fuori legge. «Sarà necessario coordinare in questo anche i pescatori sportivi, le loro associazioni e i guardia pesca, che possono essere un deterrente contro il bracconaggio», ha aggiunto Rolfi durante la firma dell’accordo a Monticelli d’Ongina con la collega della giunta emiliana Simona Caselli. Il documento prevede che ci sia un costante monitoraggio dei punti di imbarco pesca, sbarco e sosta dei mezzi di appoggio. In programma il potenziamento delle dotazioni in uso alle forze di polizia provinciale, locale e di vigilanza ittica volontaria: più automezzi, natanti e relativi carrelli, visori notturni e un budget annuale per la manutenzione.

Tutti strumenti necessari, dal momento che, secondo alcune stime, la massa biologica nelle acque del Po è calata anche del trenta per cento rispetto a prima della nascita di questo fenomeno.