Giallo di Mauro Pamiro a Crema: Luminol per fare luce

Periti al lavoro per svelare il mistero dell'insegnante trovato cadavere due anni fa

Mauro Pamiro, insegnante di informatica e musicista

Mauro Pamiro, insegnante di informatica e musicista

Crema (Cremona) - Una lunga serata , quella di oggi, che si protrarrà nella notte, alla ricerca di una verità difficile: quella sulla morte di Mauro Pamiro, insegnante di informatica e musicista, trovato cadavere la mattina del 29 giugno di due anni fa nel cantiere di una casa in costruzione, in via Don Mazzolari, a Crema.​ Pasquale Linarello e Oscar Ghizzoni, i periti nominati dal gip di Cremona, Giulia Masci, i consulenti della procura e delle parti, gli avvocati, esamineranno con il Luminol la villetta a schiera in via Biondini dove il professore viveva con la moglie Debora Stella, indagata per omicidio volontario come atto dovuto dopo le sue prime, confuse dichiarazioni autoaccusatorie: aveva colpito il marito in giardino con un legno, aveva chiamato due amici perché l’aiutassero a pulire il sangue; in una seconda, immediata versione aveva parlato di una violenta lite e per difesa aveva colpito il marito al capo con un legno trovato in giardino, Mauro se n’era andato sbattendo la porta, no, si era difesa e l’aveva ucciso, no, non l’aveva ucciso.

Tutto, in seguito, definitivamente ritrattato. Riunione alle 18.30. Attesa che scenda il buio e si allenti la morsa dell’afa (sono previsti 34 gradi alle 20 e 28 gradi alle 23) e solo allora si potrà procedere con il Luminol. Il test per scoprire eventuali tracce di sangue inizierà dal garage. Di seguito, si cercherà nei locali. Una ricerca a oltre due anni dalla morte di Pamiro, in un appartamento che nel frattempo è stato riverniciato più volte. Del resto, non si può certo dire che la scena di questo mistero cremasco sia irrorata di sangue. I due periti ne hanno escluso la presenza sulla Citroen dei coniugi, dopo l’esame di una macchia sul sedile posteriore. Sangue sul frammento di tegola appuntito trovato accanto al capo del cadavere. L’impatto del corpo, caduto a precipizio dalla sommità dell’edificio, avrebbe provocato (ritengono i consulenti della procura) la ferita sulla fronte. Sul punto si avanzano alcuni dubbi. Un impatto diretto con la tegola avrebbe provocato una ferita più grave, un foro più profondo, a cuneo, oltre ad altre lesioni sul volto (assenti, salvo una piccola escoriazione al setto nasale). Il cadavere è stato trovato con la testa reclinata verso destra.

Quindi il sangue dalla fronte sarebbe dovuto colare in quella direzione. Invece è simmetrico, spartito da una parte e dall’altra della ferita. Un argomento a sostegno della tenace convinzione dei genitori di Pamiro, parte lesa nel procedimento, e dei loro legali, Antonino Andronico e Gian Luigi Tizzoni: Mauro non è morto nel cantiere, ma vi è stato trasportato quando era già morto e il sangue già coagulato. Nella loro relazione il genetista forense Marzio Capra e il medico legale Giulio Federico Giovanetti hanno sottolineato la presenza di una imbrattatura di sangue sul cuoio capelluto, al vertice del capo, spiegabile solo con un colpo ricevuto, perché è da escludere una colatura di sangue che dalla fronte abbia raggiunto il vertice della testa, senza lasciare tracce nel suo percorso. Non c’era sangue nei pressi del cadavere. Non sono state rilevate tracce ematiche sugli indumenti del morto, mentre sulla T-shirt color verde militare, erano evidenti, hanno osservato i consulenti della parte offesa, due piccoli squarci sul davanti e uno strappo sul colletto. Un grappolo di interrogativi. Ecchimosi ed escoriazioni sono tutte distribuite sulle superficie anteriore del corpo: questo come si concilia con la posizione supina del cadavere e la devastante, immobilizzante, letale lesione alla colonna vertebrale?