Palazzo Pignano, Petrisor travolto e ucciso: "Mai pensato di averlo investito"

In aula la deposizione del 27enne automobilista di Pandino che travolse e uccise il ragazzo di 19 anni senza fermarsi

Petrisor Cioroaba, il ragazzo investito e ucciso mentre tornava dalla discoteca

Petrisor Cioroaba, il ragazzo investito e ucciso mentre tornava dalla discoteca

Palazzo Pignano (Cremona) - "Pensavo di aver sbattuto contro il guardrail, perché mi sono addormentato mentre stato tornando a casa. Mai avrei creduto di aver investito qualcuno". Questo è quel che ha detto Edgar Lucca, il ventisettenne di Pandino sul banco degli imputati perché ritenuto responsabile della morte di Petrisor Cioroaba, il ragazzo di 19 anni di Palazzo Pignano, investito e ucciso nelle prime ore del 2 settembre 2019 e trovato poi cadavere due giorni dopo. Petrisor rientrava dalla discoteca verso la sua abitazione camminando a piedi sulla strada di raccordo della Paullese, in un tratto buio. Ieri in aula Lucca ha ribadito la sua versione, ma a pesare al processo c’è la testimonianza del comandante della stazione dei carabinieri di Pandino, che ha raccontato, nella prima udienza, di come era stata trovata l’autovettura: una ruota scoppiata, la parte anteriore del paraurti, un faro, parte del cofano e il parabrezza danneggiati e l’airbag dalla parte del passeggero esploso.

Lucca ha anche riferito che dopo il terribile botto si era fermato per una decina di minuti, senza però capire che cosa fosse successo. L’imputato è stato incalzato dal pubblico ministero, Silvia Manfredi, e dall’avvocato di parte civile, Francesco Nucera, che ha riferito come sul cofano dell’auto fosse rimasta ben visibile l’impronta dell’investito e che Lucca stesse mentendo. In aula è stato riferito come l’imputato fosse rimasto a casa tutta la domenica e poi, il 3 settembre, fosse andato a cercare Petrisol, che conosceva di vista.

"Sono andato a verificare lungo la strada perché avevo letto l’appello della mamma del ragazzo". Così Edgar Lucca ha indirizzato i carabinieri sul luogo del sinistro, un posto dal quale erano passati in tanti senza notare il corpo di Petrisor, sbalzato oltre il guardrail e finito lontano circa quattro metri, coperto dalla vegetazione. È stato riferito anche un messaggio WhatsApp che Lucca alle 3.48 di domenica aveva inviato alla sua fidanzata: "Ho fatto un casino".

L’imputato ha detto che era riferito al grave danno riportato dall’auto, mentre per la parte civile si tratta del segno evidente che Lucca sapesse perfettamente di aver investito e ucciso Petrisol e che tuttavia non si sarebbe fermato per chiamare i soccorsi. L’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 16 novembre, data nella quale saranno sentiti i consulenti. Quindi ci sarà un ultimo appuntamento e il giudice Francesco Sora potrà leggere la sua sentenza.