Palazzo Pignano, malata di sclerosi trovata morta: condannato all’ergastolo il marito

Il 57enne Zanoncelli ritenuto colpevole del femminicidio avvenuto nel giugno 2020

Morena Designati e Eugenio Zanoncelli

Morena Designati e Eugenio Zanoncelli

Palazzo Pignano (Cremona) -  Un altro ergastolo per un cremasco pronunciato dalla corte del tribunale di Cremona, dopo quello inflitto a Maurizio Iori nel gennaio 2013 per l’assassinio della figlia e dell’amante. A fare i conti con il carcere a vita è Eugenio Zanoncelli, 57 anni, riconosciuto colpevole di aver ucciso la moglie Morena Designati, 49 anni, la sera del 24 giugno 2020. Ieri mattina, prima che la corte, composta dal presidente del tribunale Anna de Martino, dal giudice togato Francesco Sora e da sei giudici popolari, si ritirasse per decidere, Eugenio Zanoncelli aveva preso la parola, ribadendo che non voleva uccidere la moglie, alla quale voleva bene, ma che il suo gesto (aveva raccontato in Aula di averle tirato due schiaffoni mentre erano sul divano dopo l’ennesima discussione sul fatto che lei non si voleva far aiutare) aveva avuto conseguenze non desiderate.

Poi, circa tre ore di camera di consiglio e poco prima delle 14, ecco la corte rientrare in aula e la presidente leggere il verdetto. Per la giuria Zanoncelli è colpevole di omicidio volontario, come tale la pena è quella richiesta dal pubblico ministero Milda Milli: ergastolo.

"Non commento un ergastolo - ha detto l’avvocato Alessandro Porchera che difende gli interessi della famiglia della vittima. - Leggeremo le motivazioni della sentenza tra 90 giorni". Nessuna dichiarazione da parte dell’avvocata Maria Laura Quaini, che difende Zanoncelli e che di certo sperava nella riformulazione del capo d’imputazione da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Praticamente certo il ricorso, dopo il deposito della sentenza. Al termine dell’udienza Zanoncelli è stato riportato in carcere, dove dovrà restare fin tanto che non arriverà una sentenza diversa. La parola adesso passa al tribunale civile per la quantificazione dei danni subiti. La famiglia Designati ha da subito rinunciato a chiedere risarcimenti, incaricando l’avvocato Porchera di domandare il minimo possibile. La loro richiesta, infatti, si è fermata a dieci euro (non è possibile rinunciare del tutto al risarcimento) per convogliare il massimo risarcimento possibile al figlio della coppia, anche lui vittima dell’insano gesto del padre che lo ha privato di entrambi i genitori. Nella sentenza, infatti, il giudice ha tolto la patria potestà a Zanoncelli e ha deciso per il rimborso di 10 euro.