Padre Maccalli, la Farnesina ordina il silenzio. Madignano prega per lui

Le trattative per liberare il religioso forse a un punto decisivo

Padre Pierluigi Maccalli 57 anni

Padre Pierluigi Maccalli 57 anni

Madignano (Cremona), 31 gennaio 2019 - Ordine tassativo: nessuno fiati. Dalla Farnesina non si danno notizie in merito a eventuali sviluppi sul rapimento di padre Pierluigi Maccalli, il missionario di 57 anni della Società delle missioni africane rapito in Niger lo scorso 17 settembre e del quale non si è saputo più nulla. Ieri la parlamentare cremasca Claudia Gobbato della Lega ha chiesto informazioni per fare il punto sulla situazione, ma le è stato opposto un netto rifiuto. Il momento è delicato - è stata la risposta della Farnesina - e non possiamo rilasciare notizie che potrebbero compromettere il lavoro in corso. Quindi, se c’è del lavoro in corso, significa che qualcosa si è finalmente mosso. Probabilmente in Niger, dopo la visita di metà gennaio del premier Giuseppe Conte al capo dello stato Mahamadou Issoufo, la situazione si è sbloccata. Sono state ordinate indagini più serrate, forse si è trovato un canale di comunicazione con i rapitori, che dovrebbero essere pastori fulani. Circostanze che consiglierebbero il silenzio, la discrezione.

Lo stop alla richiesta di informazioni  è stato interpretato come buona notizia anche nella diocesi di Crema, dove la speranza è sempre viva e proseguono le iniziative a sostegno del missionario. L’ultima processione si è tenuta il 17 gennaio nella parrocchia di San Carlo. A Madignano continuano, paese natale del religioso, le veglie di preghiera organizzate dal parroco, don Giovanni Rossetti: «Una piccola consolazione è che queste veglie sono sempre partecipate e viene gente anche da fuori. Abbiamo appeso uno striscione sulla casa parrocchiale, il sindaco ne ha fatto mettere uno grande sul comune e uno sul rondò, all’ingresso del paese. Non dimentichiamo  e siamo con padre Pierluigi».

Padre Maccalli la sera di lunedì 17 settembre era stato  prelevato da otto banditi in motocicletta,  che avevano fatto irruzione nella sua abitazione intorno alle 21 e avevano preso i soldi che avevano trovato, un computer, un cellulare e il padre cremasco, che era tornato alla missione da qualche giorno, dopo due mesi passati a Madignano, in compagnia dei familiari.

Il buio, invece, resta profondo nella vicenda di un’altra lombarda inghiottita nel nulla in Africa. Di Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya, dopo gli annunci, le battute di caccia dell’esercito e della polizia, gli arresti e le promesse, non c’è alcuna traccia chiara e concreta. Portata via poco più di due mesi fa dal villaggio di Chakama, dove lavorava con i bambini per una onlus pesarerse, si troverebbe nella vasta area al confine fra Kenya e Somalia, dove sono frequenti le incursioni dei miliziani islamisti della Somalia.