Padre Maccalli, la missione in Niger chiude: è troppo pericolosa

La decisione arriva a oltre due mesi dal rapimento del sacerdote di Madignano, nel Cremonese

Padre Pierluigi Maccalli 57 anni

Padre Pierluigi Maccalli 57 anni

Madignano (Cremona), 30 dicembre 2018 - E' troppo pericolosa. Chiusa, dunque, la missione di Bomoanga. La decisione arriva a oltre due mesi dal rapimento di padre Pierluigi Maccalli, il 57enne missionario di Madignano (Cremona) portato via il 17 settembre da otto persone, guerriglieri secondo alcune fonti, pastori secondo altre. Il gruppo si era presentato la sera a bordo di moto per compiere una razzia. Del religioso non si sa più niente da allora, e col passare dei giorni cresce l’angoscia.

La decisione di chiudere è stata presa dai vertici della Società delle missioni africane, realtà della quale fa parte anche padre Gigi. La situazione in Niger, e in modo più specifico nella zona della missione, è diventata estremamente pericolosa, e la tensione si è acuita dopo il rapimento.

I lunghi silenzi che accompagnano questa vicenda fin dal primo giorno non hanno contribuito a restituire un clima di serenità. Anzi, proprio i silenzi hanno fatto decidere per la chiusura della missione e per il trasferimento di missionari e personale nella capitale nigeriana Niamey, presso il vescovo Djalwana Laurent Lompo, religioso che tiene personalmente i contatti con la Sma.

Proprio dal vescovo nei giorni scorsi erano arrivate notizie incoraggianti: a inizio dicembre il prelato nigeriano aveva fatto sapere di aver ricevuto notizia che padre Maccalli fosse vivo e stesse relativamente bene. Tuttavia, il vescovo aveva anche riferito di non essere in grado di rivelare la fonte. E questo, dopo una iniziale euforia per la buona notizia, aveva fatto sorgere il dubbio che la rivelazione non fosse vera, ma che fosse stata fatta circolare ad arte per rinfocolare le speranze. Con l’obiettivo di innalzare l’attenzione su un caso che, fio ad oggi, non ha avuto molto risalto. Come nel caso di Silvia Romano, anche i rapitori di padre Gigi non parlano né si fanno vivi. Eppure del religioso si parla molto mento.

Continuani, invece, le manifestazioni di affetto e di vicinanza al padre rapito. Striscioni che chiedono la sua liberazione sono stati esposti in molte parrocchie cremasche e nei territori dove la Sma ha le sue sedi. Nella diocesi di Crema si continua a organizzare veglie di preghiera. In particolare a Madignano, dal giorno del rapimento, ogni sera c’è una veglia di preghiera nella chiesa parrocchiale, condotta dal parroco don Giovanni Rossetti. Continuano anche le processioni e le fiaccolate silenziose.

A livello politico, invece, la Farnesina si è interessata sin da subito alla vicenda, anche se nessuno nasconde la complessità della situazione. In questo caso è perfino difficile essere sicuri della matrice di appartenenza della batteria di banditi. Secondo alcune fonti sono pastori locali, per altre invece sono guerriglieri arrivati dal vicino Burkina Faso. Si registra anche l’interessamento dell’Unione europea. L’europarlamentare cremasco Massimiliano Salini ha informato il presidente Antonio Tajani della vicenda e della necessità di un intervento. E il presidente Ue ha preso contatto con il capo di stato nigeriano Mahamadou Issoufou, pregandolo di interessarsi al rapimento per tentare di risolvere la situazione. Ma, sin qui, tutto continua a tacere.