Padre Maccalli, ritorno sull’auto scoperta: "Perdonatemi per tanto disturbo"

Madignano riabbraccia il missionario rapito dai jihadisti: l’11 settembre ci hanno avvisato della liberazione

Padre Maccalli

Padre Maccalli

Madignano (Cremona), 12 ottobre 2020 - Arriva sull’auto scoperta, nonostante un po’ di inopportuna pioggia, accolto dalla sua gente sul sagrato della chiesa, dove ad attenderlo ci sono il parroco don Giovanni Rossetti e il sindaco Elena Festari. Lunghi abbracci commossi, applausi, tutti che si stringono. Poi parla lui, tenuto a stretto contatto dal sindaco che lo protegge con un ombrello. È padre Gigi, commosso, contento, raggiante di essere nella sua Madignano, tra la sua gente, come aveva sognato, sperato per oltre due anni. "Un sogno che si è avverato", ha detto, appena ha potuto parlare con i suoi parenti. Ma adesso padre Gigi racconta: "Scusate, non sono più abituato a parlare. In prigionia non avevo molte occasioni di dire qualcosa. Ho creduto di essere tornato quando ho visto il campanile della mia chiesa. Mi dispiace di aver dato tanto disturbo". E poi comincia.

Un racconto denso di emozioni, un giallo con finale improvviso, quasi a sorpresa, ma lieto: "Ho sempre sperato, anche se là ci sono prigionieri da più tempo. Un romeno è prigioniero da sei anni. Questo mi faceva paura: non penso che avrei resistito sei anni. Sophie Petronin era prigioniera da quattro anni". Poi padre Gigi passa al racconto della liberazione sua e degli altri tre ostaggi: "Era l’11 settembre e ci hanno riferito che ci avrebbero lasciati andare, noi quattro: io, il politico maliano Soumalia Cissé, rapito sei mesi prima, Nicola Chiacchio e Sophie Petronin, la donna francese. Era in ballo una trattativa. Le cose sono andate per le lunghe e il 4 ottobre abbiamo sentito alla radio che il Mali aveva liberato più di 100 jihadisti. Questo era il prezzo dello scambio". Ma il prezzo pagato era per i due stranieri, non per gli italiani.

Padre Gigi ha sperato che anche per loro sarebbe arrivato il momento. Hanno atteso l’arrivo di un’auto. Sarebbe stato il segnale che il momento era arrivato. "L’auto è arrivata martedì, un rapito l’ha fermata, ha parlato con il conducente e poi, rivolto a noi ci ha detto: ‘Safa, safa’, che vuol dire viaggio. Abbiamo preso tutto, smontato l’accampamento. Poi abbiamo viaggiato martedì e mercoledì ci hanno fatto fermare. Quindi, verso sera è arrivato un pick up pieno di jihadisti e uno dei rapitori si è rivolto a noi e ci ha detto ‘liberation, c’est finit’’. Giovedì abbiamo incontrato gli altri due ostaggi e tutti e quattro siamo stati portati da un mediatore che ci ha preso in consegna e portato all’aeroporto di Tessalit dal quale siamo partiti per Bamako. Poi l’Italia".

Un’ultima battuta prima di andare a casa: "Stanotte ho dormito su un materasso: non ero più abituato, là dormivo su una stuoia". Il vescovo della diocesi di Crema, monsignor Daniele Gianotti ha proclamato una 24 ore di adorazione dal 15 al 16 ottobre come ringraziamento per aver riottenuto Padre Gigi.