Una moschea
Crema, 10 giugno 2016 - In questi giorni avrebbe dovuto esserci l’ufficialità: la comunità islamica cremasca del presidente Bouzaiane Dhaouadi avrebbe vinto il bando e avuto la disponibilità del terreno comunale di via Milano dove costruire il loro luogo di culto. Unica partecipante al bando, la comunità avrebbe dovuto vincere a mani basse. Invece... Ecco un inghippo non calcolato: la commissione esaminatrice della domanda ha eccepito su un documento, quello economico. Nel senso che nel bando si dice chiaramente che si concede il terreno in affitto solo a chi porta un progetto sostenibile e, soprattutto, a chi dimostra di poterlo effettivamente realizzare con le finanze a disposizione. È vero che la comunità ha dimostrato di avere sul conto corrente i soldi necessari per portare a termine la costruzione del luogo di culto, oltre 400 mila euro, ma la commissione esaminatrice ha voluto essere più realista del re, nel senso che qualcuno ha chiesto maggiori garanzie. In poche parole, qualcuno ha eccepito che i soldi sul conto corrente possono essere spostati quando si vuole. Per assegnare la vittoria nel bando, è necessario avere la certezza che quei soldi saranno spesi unicamente per la costruzione del luogo di culto. Per questo motivo i responsabili della comunità sono stati chiamati. Devono tornare con un documento nel quale si certifichi che i soldi necessari ci sono e saranno vincolati per quello scopo.
La decisione della commissione ha generato qualche sconcerto tra gli addetti ai lavori, che si sono posti alcune domande. È possibile sospendere il bando per chiedere un’integrazione o la mancanza di un requisito come quello richiesto, fondamentale per il conseguimento del terreno, deve far invalidare la gara stessa, estromettendo i partecipanti? O, ancora, l’integrazione viene richiesta in quanto nel bando c’è una falla della quale ci si è accorti solo a bando pubblicato e, quindi, quello che viene richiesto è meramente un favore?