Giallo del manager ucciso a Istanbul, la Turchia ammette: morte sospetta

Qualcosa si muove sul caso di Alessandro Fiori

Le ultime immagini di Alessandro Fiori

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Soncino (Cremona), 28 ottobre 2018 - Qualcosa di muove nel caso dell’assassinio di Alessandro Fiori, il manager di 33 anni ucciso in Turchia lo scorso 26 marzo. In Turchia è stato aperto un fascicolo per morte sospetta: un passo avanti rispetto alla immobilità generale nella quale era impantanato il caso fino allo scorso mese. «Il console italiano – dice Eligio Fiori, padre del ragazzo assassinato – ci ha fatto sapere anche loro seguono da vicino il caso e sono in attesa della nomina del nuovo procuratore per cercare di dare un impulso decisivo alle indagini».

Eligio Fiori ma probabilmente l’eco delle prese di posizione italiane comincia a scuotere gli ambienti turchi. L’eurodeputato leghista Angelo Ciocca (quello della scarpa sulla relazione di Moscovici) sarà in Turchia martedì, mentre si attende l’interrogazione parlamentare avanzata dai grillini, in programma nei prossimi giorni. In Regione Lombardia, invece, c’è stata un’interrogazione da parte del grillino cremasco Marco degli Angeli e si attende in questi giorni una presa di posizione da parte del comune di Soncino. Ma come mai non c’è ancora un fascicolo aperto per l’accusa di omicidio nei confronti di ignoti? Un’idea se l’è fatta proprio Eligio Fiori: «Mi risulta che quando sono arrivati i risultati dell’autopsia, dove appare evidente la causa della morte dovuta a una sprangata in testa, il giudice abbia chiesto di eseguire sul cadavere anche gli esami tossicologici. La perizia non è ancora stata depositata, anche se ormai mancano pochi giorni alla scadenza. Con l’arrivo di questo esame e con la nomina del nuovo procuratore spero che l’indagine decolli».

Peraltro ci sarebbero anche novità proprio dall’autopsia turca eseguita il 30 marzo sul cadavere del manager ripescato dal Bosforo e depositata il 30 maggio. Oltre alla vasta ferita alla testa, sul corpo del giovane è stato trovato anche un buco all’altezza dell’inguine. Purtroppo le condizioni del cadavere non hanno permesso agli specialisti di stabilire con certezza come sia stata inferta questa ferita, cosa che invece potrebbe essere inserita nel rapporto che i colleghi italiani avrebbero già inviato alla procura di Roma.