MailUp: così cinque amici sono diventati i re delle e-mail

I cinque amici sono partiti dalla Bassa cremonese, creando un gruppo da 6,3 milioni di euro all'anno. L'obiettivo è Piazza Affari di Luca Zorloni

I cinque fondatori di MailUp

I cinque fondatori di MailUp

Milano, 18 luglio 2014 - La loro Silicon Valley è la sonnacchiosa Bassa cremonese. Il garage alla Steve Jobs un piccolo appartamento dove hanno iniziato a lavorare in squadra. Erano cinque amici al bar. Oggi Luca Azzali, Nazzareno Gorni (nominato ad), Alberto Miscia, Matteo Bettoni e Matteo Monfredini sono le teste di MailUp, gruppo da 6,3 milioni di euro all’anno che sta scaldando i muscoli per il debutto a Piazza Affari. Il loro business? Newsletter, e-mail e sms per le operazioni di marketing aziendale. Avete presente i messaggi che vi avvisano di vendite speciali e sconti, di come prosegue una campagna umanitaria o delle ultime novità su un sito che ogni giorno trovate nella vostra casella di posta elettronica? Bene, tra questi una percentuale è stata sviluppata con il software di MailUp. Venticinque miliardi di e-mail, 80 milioni di sms ogni anno: questi i numeri della società che ha 6.400 clienti (diretti e indiretti), tra cui colossi multinazionali e organizzazioni non governative internazionali.  Giusto dieci giorni fa il gruppo ha depositato la domanda di pre-ammissione alla Borsa di Milano. La richiesta riguarda Aim Italia, il club di matricole delle piccole e medie imprese. Secondo quanto riferisce il direttore operativo e co-fondatore, Luca Azzali, «il processo è ormai agli sgoccioli e la scadenza per la quotazione effettiva dovrebbe arrivare entro fine mese». Testa finanziaria a Milano, uffici tecnici a Cremona (dove tutto iniziò una decina di anni fa), MailUp ha anche una sede vicino alla Silicon Valley, sogno dei cinque ingegneri informatici: San Francisco. «Se vogliamo pensare a un progetto internazionale serio, dobbiamo confrontarci con un mercato in cui emergere è più complicato. Da qui la scelta degli Stati Uniti: è il Paese delle grandi opportunità, ma anche molto competitivo». D’altronde il capitale che MailUp conta di raccogliere con la quotazione (la cifra è ancora riservata) servirà a dare sprint a una campagna di internazionalizzazione dei servizi.

Prima meta: «La Cina, dove i servizi internet crescono a grande velocità», spiega Azzali. Poi il Sudamerica, sfruttando i servizi già rodati in lingua spagnola. Oltre ai confini geografici ci sono quelli tecnologici: in MailUp stanno studiando applicazioni sul settore delle «notifiche push a cui Apple ci ha abituato», racconta il cofondatore. Ma con tutte le nuove tecnologie di comunicazione in arrivo, quanta vita ha ancora davanti l’e-mail? «Ogni giorno nasce un nuovo sito, una nuova app — risponde Azzali — e l’unico modo per gestire un’eventuale iscrizione ai servizi è l’e-mail. Quindi con lo sviluppo di app e social network, l’e-mail resta uno strumento importante. Ma ci saranno dei cambiamenti: più pulizia dei database, più qualità e meno quantità».